No dell’Europarlamento al bollino nero sul vino: le reazioni degli agricoltori

No dell'Europarlamento al bollino nero sul vino

Alla soddisfazione del ministro dell’agricoltura Patuanelli sono seguite le reazioni positive di agricoltori e operatori della filiera del vino. Da un lato la nota congiunta di un raggruppamento quasi al completo delle associazioni agricole e vitivinicole italiane, fra cui Confagricoltura e Cia: «importante aver distinto tra uso e abuso di alcol». Dall’altro il comunicato di Coldiretti: «il Parlamento Ue salva 10mila anni di storia» e «un settore che vale 12 miliardi di fatturato dei quali 7,1 miliardi di export e offre occupazione a 1,3 milioni di persone».

 
«Ci siamo opposti alle strumentalizzazioni e, ancora una volta, al tentativo di etichettare le nostre eccellenze in maniera fuorviante, con improbabili bollini neri. Non ci stancheremo mai di ripetere che la cultura alimentare non può essere omologazione e condizionamento».
Queste le parole del ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Stefano Patuanelli ieri dopo che l’Europarlamento aveva approvato nel voto sulla relazione sul Piano di azione anti-cancro gli emendamenti che introducono la differenza tra consumo nocivo e moderato di vino. Più nello specifico, come riportato ieri dall’Ansa, nel testo è stato introdotto il concetto che «c'è differenza tra consumo nocivo e moderato di bevande alcoliche e non è il consumo in sé a costituire fattore di rischio per il cancro». Inoltre è stato cancellato pure il riferimento ad avvertenze sanitarie in etichetta e introdotto l'invito a migliorare l'etichettatura delle bevande alcoliche con l'inclusione di informazioni su un consumo moderato e responsabile di alcol. Infine, in due passi del testo, al riferimento al consumo di alcol è stato aggiunto il termine "nocivo", ritornando alla formulazione originaria del piano anti-cancro proposto dalla Commissione europea.
Dopo l’esito del voto in plenaria del Rapporto della Commissione speciale del Parlamento europeo per la lotta contro il cancro (BECA) sul rafforzamento delle strategie dell’Europa nel combattere la malattia, non si sono fatte attendere le reazioni delle associazioni di categoria agricole e degli attori della filiera del vino italiana. Da un lato con la nota congiunta sulla importanza di «aver distinto tra uso e abuso di alcol» di una schiera di organizzazioni comprendente Alleanza delle Cooperative Italiane - agroalimentare, Assoenologi, Confagricoltura, CIA– Agricoltori Italiani, Copagri, Federvini, Federdoc, Unione Italiana Vini. Dall’altro con il comunicato in solitaria di Coldiretti sul salvataggio di «10 mila anni di storia».
«È stata riconosciuta più appropriata la linea dell’approccio moderato – hanno commentato le organizzazioni di filiera sopra ricordate nella nota congiunta -. Auspichiamo che ora si possa continuare a lavorare insieme per la lotta contro il cancro senza demonizzare il consumo consapevole di vino e delle altre bevande alcoliche». Le Organizzazioni hanno ricordato che «il Rapporto BECA, pur contenendo elementi importanti nella strategia di lotta al cancro e di accesso alle cure, aveva un approccio antiscientifico in relazione al consumo di alcol, non distinguendo tra uso moderato e abuso. Seguendo tale approccio, si sarebbe unicamente penalizzato pesantemente un intero settore economico che rappresenta invece un’eccellenza per qualità della produzione, storia, cultura, ed è volano di sviluppo di turismo e occupazione». 
La relazione BECA, hanno spiegato, eliminava la parola "nocivo" prima del “consumo” di alcol, termine che esisteva nella relazione della Commissione; proponeva l’inserimento in etichetta di pesanti health warnings e chiedeva il divieto di sponsorizzazione totale dell'alcol in relazione alle attività sportive. «Accogliamo con soddisfazione il reinserimento del concetto di pericolosità dell’ “abuso” di alcol e non dell’uso di alcol in sé: la misura in cui il vino e le altre bevande alcoliche possono costituire un fattore di rischio dipende in modo significativo non solo dalla modalità, dalla quantità e dalla qualità del prodotto consumato, ma anche dalla predisposizione genetica e dal modello dietetico in cui vengono consumate le bevande alcoliche». E hanno sottolineato che «il consumo moderato di vino è sempre stato un fattore caratterizzante della Dieta Mediterranea, che nel 2010 è stata riconosciuta dall’Unesco Patrimonio culturale immateriale dell'umanità». «Bene anche che si siano evitati gli health warnings in etichetta – hanno concluso - poiché è senz’altro più efficace e opportuno promuovere il bere responsabile piuttosto che instillare concetti di paura per dissuadere i consumatori dal consumo tout court».  
«Il Parlamento Europeo salva quasi diecimila anni di storia del vino le cui prime tracce nel mondo sono state individuate nel Caucaso mentre in Italia si hanno riscontri in Sicilia già a partire dal 4100 a.c.» ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini contento per la salvaguardia di un settore che vale 12 miliardi di fatturato dei quali 7,1 miliardi di export e offre direttamente o indirettamente occupazione a 1,3 milioni di persone secondo l’analisi della Coldiretti. «E’ stato respinto il tentativo di demonizzare il consumo di vino e birra attraverso allarmi salutistici in etichetta già adottati per le sigarette, l’aumento della tassazione e l’esclusione dalle politiche promozionali dell’Unione Europea, nell’ambito del “Cancer plan” proposto dalla Commissione Europea».
«Il giusto impegno dell’Unione Europea per tutelare la salute dei cittadini non può tradursi – ha sottolineato la Coldiretti – in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate. L’equilibrio nutrizionale va ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e non certo condannando lo specifico prodotto. Si tratta peraltro di un orientamento incoerente con il sostegno accordato dal provvedimento alla Dieta Mediterranea, considerata un modello alimentare sano e benefico per la prevenzione di molte malattie, tra cui il cancro, ma che si fonda anche sul consumo equilibrato di tuti gli alimenti a partire dal bicchiere di vino ai pasti».
L’Italia, ha ricordato Coldiretti, «è il primo produttore ed esportatore mondiale di vino con le bottiglie Made in Italy che sono destinate per circa il 70% a Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% per i vini da tavola. Il consumo pro capite in Italia si attesta sui 33 litri all’anno con una sempre maggiore attenzione alla qualità, alla storia del vino, ai legami con i territori che spingono italiani e stranieri anche alla scoperta di cantine e aziende».
 

Redazione