Il mondo del vino si ribella all’idea di F nera sul Nutriscore per tutti gli alcolici

mondo del vino - Nutriscore
Prima l’incontro del 3 febbraio scorso dell’Oiv, l'Organisation internationale de la vigne et du vin, con l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, poi un paio di giorni dopo i comunicati di sdegno in ordine cronologico di Confagricoltura, Cia – Agricoltori Italiani e Consorzio Vino Chianti, per la proposta di Serge Hercberg, uno degli ideatori del sistema di etichettatura Nutriscore, di definire come pericolosa per la salute (con una F nera) ogni bevanda alcolica.
E’ stata una settimana di contrattacco da parte delle rappresentanze del settore vitivinicolo e agricolo alla campagna di demonizzazione del vino che è montata sull’onda del recente orientamento dell’Oms in materia di alcolici, che, come sintetizzato il 4 febbraio da Agrisole, «punta a mettere il generico consumo di alcol sul banco degli imputati e a raccomandare strategie per indurre una riduzione lineare dei consumi del 20% entro il 2030. Dei consumi cioè di tutte le bevande alcoliche indipendentemente dalla loro gradazione e dalla tipologia di consumo». All’incontro, come riportato da Agrisole, l’Oiv ha cercato di differenziare il vino dalle altre bevande industriali o dai prodotti del tabacco.
Il 5 febbraio Confagricoltura, per bocca del presidente Massimiliano Giansanti, ha tuonato così: «ora abbiamo veramente superato ogni limite. Serve un chiarimento a livello politico considerato che il logo Nutriscore è nella titolarità dell’Agenzia nazionale della Sanità pubblica francese». «Il limite più evidente del sistema Nutriscore – ha sottolineato Giansanti - è quello di classificare gli alimenti sulla base di un algoritmo che ignora completamente le quantità che sono normalmente consumate. Nel caso specifico dei vini non si fa alcun riferimento alla differenza che passa tra abuso e consumo moderato». «La contrapposizione tra Nutriscore e Dieta Mediterranea è evidente e insanabile – ha aggiunto Giansanti - Non a caso la nostra posizione è pienamente condivisa dai produttori di olio d'oliva in Spagna e da quelli di formaggi in Francia».
Due giorni dopo ha rincarato la dose Cia – Agricoltori Italiani, per la quale «suggerire di classificare come pericolose tutte le bevande alcoliche, perfino quelle che contengono una piccola quantità di alcol, è davvero grave e intollerabile. Si sta assistendo a una continua criminalizzazione, in primis del vino, senza fare una necessaria distinzione tra consumo moderato e abuso e cancellando completamente valori come la qualità e la tradizione». «Un giudizio semplicistico e distorto sul singolo alimento o sulla singola bevanda alcolica – ha argomentato Cia -cancellerebbe l’assunto universalmente riconosciuto dal mondo scientifico che non esistono cibi “buoni” e “cattivi”, ma piuttosto regimi alimentari corretti o meno, a seconda del modo in cui vengono integrati quotidianamente i prodotti tra di loro». Per questo Cia ha ribadito il suo «“no” assoluto al Nutriscore in ogni sua accezione», perché è «un sistema che mette in discussione i valori della nostra Dieta mediterranea, patrimonio dell’Unesco proprio perché combina il corretto stile di vita con un’alimentazione sana e diversificata, basata su un legame unico con i territori, la loro cultura e le loro eccellenze».
Sulla stessa linea d’onda il Consorzio Vino Chianti, il cui presidente Giovanni Busi ha definito il sistema di etichettatura Nutriscore un «attacco al nostro mondo» e «un'offesa a chi lavora ogni giorno nel settore»: un attacco «al vino italiano, francese e spagnolo: non il primo e temiamo non l'ultimo». «L'intero settore vitivinicolo – ha dichiarato Busi - rischia un grave danno: è necessario che l'Europa usi il buon senso e fermi tutto, finché si è in tempo». Il presidente del Consorzio Vino Chianti ha chiesto agli europarlamentari italiani di mobilitarsi. E ha ricordato che questo è l'ultimo capitolo di una vicenda più ampia. “Basti pensare – ha detto – che i contributi europei sono in continua diminuzione per il pressing dei Paesi dell'Est che lo vedono come problema sociale e non come valorizzazione della nostra cultura e dei nostri territori. E non dimentichiamo la relazione della Commissione Beca, che identifica il consumo di alcol come dannoso e cancerogeno. Tutta la filiera vitivinicola europea sta combattendo perché non venga approvata. Sappiamo che è in corso un lavoro sugli emendamenti di compromesso: se questi non dovessero tener conto delle istanze del settore sarà necessario spingere la Commissione a definire un nuovo testo. Dobbiamo proteggere il nostro vino».


Redazione