L’Ismea prevede un calo di produzione dell’olio di oliva del 35% in Toscana, mentre a livello nazionale del 5%
Ma «c’è una buona attesa sulla qualità» per questa raccolta di olive iniziata in anticipo. Riguardo ai volumi produttivi, in uno scenario negativo per tutto il Centro Italia, peggio di noi soltanto la Sardegna (-40%) e le Marche (-37%). Come messo in luce da Coldiretti, si può già incominciare ad assaggiare l’olio novello.
«Si preannuncia una produzione più scarsa, quest’anno, per gli oli di oliva italiani, con prospettive comunque favorevoli sul piano qualitativo». Lo ha comunicato il 25 ottobre Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), che ha stilato in collaborazione con Cno (Consorzio nazionale degli olivicoltori) e Unaprol (Consorzio olivicolo italiano) una prima stima sulla nuova raccolta, iniziata con alcuni giorni d’anticipo. Dall’indagine emerge che in Toscana si dovrebbe verificare un calo produttivo pari a -35% sul 2010, contro una riduzione totale italiana di circa 5% rispetto alle 527 mila tonnellate registrate dall’Istat nel 2010 (ma alla Confederazione italiana agricoltori si attendono una riduzione ancora maggiore, intorno al 10%).
A livello nazionale, «il quadro produttivo», si legge nel comunicato dell’Ismea, «rivela situazioni differenziate, con risultati migliori nelle regioni del Mezzogiorno», mentre il Centro Italia «dovrebbe ridurre di circa un terzo la produzione». Ma la situazione è ancora più variegata con differenze notevoli anche all’interno della stessa regione, come succede ad esempio in Puglia, prima produttrice di olio in Italia, dove a un incremento di produzione del 20% nel barese si contrappongono i dati molto negativi del Salento. «La componente climatica, caratterizzata da siccità e temperature elevate – spiega l’Ismea -, ha ostacolato lo sviluppo di alcuni patogeni dell’olivo, come la mosca, favorendo implicitamente la qualità. Ma in molte zone, soprattutto in quelle aree dove non si è potuto intervenire con irrigazioni di soccorso, il caldo ha anche causato fenomeni di avvizzimento della drupe, con conseguenti cadute dei frutti in fase di maturazione».
Il marcato calo produttivo delle regioni centrali, pari a circa un terzo dei volumi complessivi dell’anno scorso, è legato «soprattutto alla mancanza di precipitazioni nei mesi estivi – afferma l’Ismea – ma già dalle prime fasi fenologiche era evidente che non sarebbe stata un’annata abbondante». «Il territorio regionale toscano – continua Ismea – è costituito da molteplici situazioni micro ambientali che determinano, sovente, situazioni “a macchia di leopardo”. Ad una discreta allegazione ha fatto seguito una fruttificazione parzialmente compromessa dalle non brillanti fasi precedenti e dallo stress idrico del mese di agosto e settembre. Non ci sono particolari preoccupazioni per gli attacchi parassitari e c’è una buona attesa sulla qualità».
La qualità e il probabile aumento dei prezzi dell’olio sono per Cia i fattori positivi della situazione dell’olivicoltura, «uno dei “fiori all’occhiello” della nostra agricoltura, che oltre a vantare il secondo posto in Europa per la produzione, conta oltre 500 cultivar e 40 denominazioni Dop e Igp». Coldiretti invece, ricordato che la raccolta di olive «è iniziata in alcune zone anche un mese in anticipo per effetto del caldo e della ridotta piovosità estiva e autunnale», ha segnalato che in qualche area è già possibile «cominciare ad assaggiare l’olio novello – così si chiama quello in vendita sino a non più di 4 mesi dall’estrazione – che si caratterizza per un gusto spiccato fruttato quasi piccante, ha una maggiore quantità di sostanze antiossidanti e una minore acidità».