La Giornata degli alberi 2022 fra ruolo dei boschi e Pnrr
Tanti interventi sui benefici degli alberi, il ruolo del patrimonio boschivo e le riforestazioni supportate dal Pnrr nella Giornata nazionale degli alberi 2022.
«Dedicare del tempo alla conoscenza di questi delicati e forti esseri viventi, affinché essi abbiano l'attenzione che meritano per le tante funzioni ecosistemiche e per i molteplici benefici e servizi che offrono».
Questo, come ricordato quattro giorni fa dal Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf), è lo scopo della “Giornata nazionale degli alberi”, che ricorre ogni 21 novembre. Una finalità che il Ministero dell’agricoltura porta avanti in collaborazione con il Ministero dell’istruzione e del merito tramite «una proposta didattica sui temi dell'educazione ambientale attraverso la conoscenza del patrimonio boschivo italiano e dei suoi più illustri rappresentanti, gli alberi monumentali».
Ma in un modo o nell’altro tanti altri soggetti hanno celebrato ieri la Giornata degli alberi 2022: il CREA (il Consiglio nazionale per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) celebrando nuovamente il centenario del CREA - Foreste e Legno e il suo ruolo di «punto di riferimento per le foreste italiane e per la ricerca chiamata a tutelarle»; Confagricoltura sottolineando i benefici degli alberi e dei boschi e indicando la via per una valorizzazione delle foreste d’Italia; Coldiretti soffermandosi, oltre che sulle funzioni degli alberi, sulle quantità di verde a disposizione dei cittadini nelle varie parti del territorio italiano (Coldiretti Toscana ha stilato una classifica delle città migliori della nostra regione) e su come queste saranno aumentate grazie ai finanziamenti del Pnrr e sulla necessità a tal fine di un sostegno al comparto florovivaistico; Assofloro presentando una sorta di appello a una pianificazione dei bandi per le forestazioni che coinvolgano anche il vivaismo privato e non solo il vivaismo forestale pubblico.
Il Ministero dell’agricoltura ha messo a disposizione degli istituti scolastici del Paese «una serie di moduli predisposti dalla Direzione generale dell'economia montana e delle foreste del Masaf su cui impostare la didattica sui temi degli alberi monumentali e, più in generale, delle foreste. I moduli didattici sono stati inviati alle istituzioni scolastiche del territorio nazionale che ne hanno fatto richiesta, in particolare scuole primarie e secondarie di primo grado». Un contributo alle attività organizzate tra i banchi delle scuole per diffondere la conoscenza su alberi e patrimonio arboreo. Il Masaf ha diffuso anche una locandina in cui si ricorda che la Repubblica Italiana riconosce il patrimonio forestale come bene di rilevante interesse pubblico da tutelare e valorizzare per la stabilità e il benessere delle generazioni presenti e future (art. 1 del Testo Unico Forestale) e in cui vengono forniti alcuni dati sul patrimonio boschivo nazionale: «i boschi ricoprono oltre 11 milioni di ettari di superfice, pari al 36,7 per cento del territorio nazionale, per un totale di oltre 12 miliardi di alberi, pari a 200 alberi per ciascun cittadino. Nelle foreste italiane si trovano 139 riserve naturali dello Stato, 166 boschi vetusti, 2.230 boschi da seme, 4.006 alberi monumentali, 120 differenti specie di alberi, 350 specie di arbusti, 2.000 specie di funghi, 2.145 specie di licheni, 117 specie di mammiferi terrestri, 250 specie di uccelli nidificanti, 56 specie di rettili e 46 specie di anfibi».
Con riferimento a questo patrimonio boschivo, ieri Confagricoltura, dopo aver sottolineato che «gli alberi riducono le emissioni, proteggono il suolo, migliorano la qualità dell'aria e la vivibilità dei luoghi» e che «senza il contributo delle foreste sarà impossibile contenere il riscaldamento globale a 1,5 °C, l’obiettivo dell’Accordo di Parigi», ha osservato che «dal 1990 ad oggi circa 1,5 milioni di ettari sono stati persi dall'agricoltura a beneficio di una superficie forestale non gestita, il che significa aumento del pericolo di incendi, riduzione della fruibilità del territorio, perdita di valore paesaggistico e aumento dei rischi idrogeologici», tant’è che «nel 2021 l’Italia è stato il Paese europeo più colpito dagli incendi boschivi». Pertanto, come proposto dal presidente della Federazione nazionale Risorse Boschive di Confagricoltura Enrico Allasia, «dobbiamo lavorare sul riordino fondiario, sull’aggregazione, sulla pianificazione forestale che oggi coinvolge solo il 15% delle superfici e sulla formazione degli operatori che lavorano nel bosco». A tal fine Confagricoltura si è attivata con partner, quali Alberitalia, Sisef, lo stesso ministero dell’Agricoltura, «per cercare di portare avanti questo concetto di valorizzazione del bosco non solo in termini di prodotto, ma anche di servizi ecosistemici».
A sua volta Coldiretti nazionale ha richiamato alcuni benefici delle piante e del verde per la nostra qualità della vita, come la capacità di una pianta adulta di «catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili», mentre «un ettaro di piante è in grado di aspirare dall’ambiente ben 20mila chili di anidride carbonica (CO2) all’anno», e poi «gli effetti di mitigazione sui microclimi metropolitani visto che differenza di temperatura estiva delle aree urbane rispetto a quelle rurali raggiunge spesso valori superiori a 2°C nelle città più grandi, secondo uno studio Ispra». Coldiretti ha inoltre comunicato alcuni dati sul verde a disposizione degli italiani in generale e sulle varie parti del territorio, utilizzando due parametri: i metri quadrati di verde a disposizione di ogni cittadino e il numero di alberi per cento abitanti. A cominciare dal fatto che nelle città italiane si dispone in media di appena 33,8 metri quadrati di verde urbano per abitante, con la situazione peggiore nelle metropoli, «dove i valori vanno dai 15,2 metri quadrati di Messina ai 17,1 di Roma, dai 17,8 di Milano ai 22,2 di Firenze, dai 42,4 di Venezia ai 9,2 di Bari, secondo l’Istat». A questo proposito Coldiretti Toscana, rendendo noti i dati regionali, ha messo in luce che tra i primi 20 capoluoghi di provincia italiani per numero di alberi ogni 100 abitanti vi sono Arezzo (al 4° posto con 40,3 alberi) e Massa (al 19° con 23,6 alberi). Ma c’è poco da gioire, visto che nelle città toscane «si dispone di appena 23,5 metri quadrati di verde urbano contro una media nazionale di 33,8 metri quadrati». E c’è poi il paradosso che Pistoia, la capitale del vivaismo europeo, ha solo 15,6 alberi ogni cento abitanti, in settima posizione a livello di una regione che non eccelle. La risposta di Coldiretti, che ha annunciato «6,6 milioni di nuove piante in arrivo grazie ai fondi del Pnrr per creare corridoi verdi fra città e campagne, mitigare le isole di calore in estate, rafforzare il terreno contro le bombe d’acqua e ripulire l’aria inquinata dallo smog», è un progetto, in collaborazione con Federforeste e Assofloro, «per far nascere foreste urbane con una connessione ecologica tra le città, i sistemi agricoli di pianura a elevata produttività e il vasto e straordinario patrimonio forestale presente nelle aree naturali».
Sull'argomento si è espressa ieri la stessa Assofloro, con un comunicato in cui si fa appello a utilizzare, per le forestazioni e riforestazioni previste nei bandi del Pnrr e non solo, «piante italiane e coltivate in Italia!». «Possiamo comprendere – ha dichiarato la presidente Nada Forbici (vedi) - in questa fase iniziale di avvio dei progetti di forestazione, la scelta del Mite [Ministero della transizione ecologica, ndr] di fare coltivare la prima tranche di alberi che andranno piantati entro dicembre 2022 a un unico Vivaio regionale, vista la totale assenza di pianificazione anche da parte della stragrande maggioranza delle Città Metropolitane, ma certo non possiamo accettare che questo diventi la soluzione per le piante che andranno piantate entro il 2024 e poi 2026. E neppure accettiamo che le piante vengano coltivate da Vivai d'Oltralpe con i nostri semi, come pare stia accadendo». Per Assofloro «le piante devono essere italiane e coltivate in Italia, con il contributo dei vivai privati che possono moltiplicare la capacità produttiva dei Vivai Regionali da cui proviene il materiale certificato utilizzato per le forestazioni» e per fare ciò «abbiamo bisogno di iniziare fin da subito a pianificare le coltivazioni in collaborazione con i Centri Nazionali Biodiversità dei Carabinieri, che detengono i materiali di propagazione di qualità e di provenienza certa, e con i Vivai Regionali, che hanno grande esperienza e capacità in termini di germinazione e prima coltivazione delle giovani piante, per concertare con loro l’azione di accrescimento nei nostri siti produttivi. In questo modo possiamo mettere velocemente sul mercato la pianta giusta, in salute e controllata dal punto di vista fitosanitario, con la garanzia di provenienza certificata».
Redazione