Otobong Nkanga: l'arte di intrecciare natura, memoria e connessioni umane
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in Arte Verde
Otobong Nkanga, artista nigeriana di fama internazionale, unisce materiali naturali, installazioni multisensoriali e riflessioni profonde su temi ambientali, identitari e umani.
Otobong Nkanga, nata nel 1974 a Kano, Nigeria, è un’artista di spicco sulla scena contemporanea, conosciuta per le sue opere che intrecciano tematiche ambientali, sociali e culturali. Cresciuta tra l’Africa e l’Europa, Nkanga ha sviluppato una sensibilità artistica che si nutre della sua esperienza interculturale, dalla Nigeria a Parigi, dove si è trasferita con la famiglia durante l’infanzia, fino ad Anversa, dove vive e lavora da molti anni. Questa esperienza di migrazione e multiculturalità è una delle chiavi interpretative della sua arte: un racconto di connessioni che supera le barriere geografiche e le differenze culturali.
L’opera di Nkanga si caratterizza per l’uso di materiali naturali e simboli tratti da diverse tradizioni e culture, che convergono in installazioni complesse, dove convivono disegni, fotografie, ceramiche e oggetti tessili, spesso accompagnati da performance e suoni che amplificano il messaggio artistico. L’artista è affascinata dalle risorse naturali e dal loro ciclo di vita, dalle origini all’estrazione, fino alla distribuzione globale. Questo interesse verso l’ambiente, le risorse e i loro impatti sociali ed ecologici si esprime nelle sue opere attraverso materiali simbolici come il carbone, la terra e la fibra naturale, elementi ricorrenti nei suoi lavori e utilizzati per sollevare questioni legate allo sfruttamento ambientale e alle conseguenze per le comunità locali.
Uno dei temi centrali nella sua ricerca è l’estrazione delle risorse naturali, un processo che Nkanga descrive come “impronta dell’umanità sulla terra” e che rappresenta il punto di partenza per esplorare temi di perdita, memoria e trasformazione. Il suo approccio non è giudicante: Nkanga usa un linguaggio poetico, capace di tradurre domande complesse in opere di rara bellezza, spesso arricchite da elementi multisensoriali come profumi, suoni e tattilità, che invitano lo spettatore a un’esperienza fisica e spirituale.
Un esempio emblematico della sua visione è l’opera "Carved to Flow", un progetto che ha attraversato vari luoghi espositivi e ha coinvolto diverse culture e materiali. Attraverso un processo collettivo e collaborativo, Nkanga ha creato mattoni di sapone utilizzando ingredienti locali provenienti dal Mediterraneo, dal Medio Oriente e dall’Africa, trasformando un semplice oggetto in simbolo di connessione tra popoli e paesi. Questo progetto ha portato alla creazione di una fondazione senza scopo di lucro che ha acquistato terreni agricoli in Nigeria e finanziato uno spazio artistico ad Atene, espandendo l’impatto dell’opera dal piano simbolico a quello concreto.
Il lavoro di Nkanga è fortemente influenzato dal pensiero secondo cui “tutto è interconnesso”: per lei, ogni materiale porta con sé storie e identità, e il suo lavoro mira a svelare queste narrazioni nascoste. Attraverso le sue opere, l’artista esplora come le risorse estratte dalla terra, una volta trasformate, possano influenzare la cultura, la bellezza e persino la salute. Questo sguardo globale e al tempo stesso intimamente umano le ha permesso di diventare una voce importante nel panorama artistico contemporaneo, aprendo nuove prospettive su come possiamo relazionarci con il mondo naturale e le nostre stesse emozioni.
Con mostre internazionali e numerosi riconoscimenti, tra cui il prestigioso Nasher Prize, Nkanga continua a ridefinire i confini della scultura e dell’arte concettuale. Le sue opere non sono mai semplici oggetti da contemplare, ma esperienze che invitano a riflettere sulla complessità delle interazioni tra l’uomo, la natura e il passato che li lega. Nkanga offre al pubblico una forma di arte sociale, intima e spirituale, che invita a riconoscere la bellezza e il valore di ciò che ci circonda, senza trascurare le sfide e le fragilità del nostro tempo.
Arte Verde è una rubrica curata da Anne Claire Budin