Mari Ito: fiori e desiderio nel linguaggio del Nihonga
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in Arte Verde
L'artista giapponese Mari Ito, nata a Tokyo e residente a Barcellona, utilizza la tecnica tradizionale del Nihonga per esplorare i desideri umani. I suoi fiori antropomorfi esprimono emozioni complesse, creando un ponte tra tradizione e contemporaneità.
Mari Ito è un’artista che riesce a far dialogare due mondi: quello della tradizione giapponese, attraverso la tecnica del Nihonga, e quello dell’arte contemporanea. Nata a Tokyo nel 1980, ha studiato pittura giapponese tradizionale, per poi trasferirsi a Barcellona nel 2006. Da quel momento, il suo percorso artistico ha trovato nuovi orizzonti espressivi, contaminando le tecniche classiche del suo Paese con influenze internazionali e una sensibilità contemporanea.
Il tratto distintivo delle opere di Mari Ito è la rappresentazione di fiori con volti umani. Queste figure, che si trovano sia nelle sue opere bidimensionali sia in quelle scultoree, sono simboli visivi del desiderio umano. Attraverso colori vivaci e linee delicate, Ito esplora i temi della felicità, del dolore e della collera, creando un linguaggio visivo che riesce a comunicare emozioni profonde senza l’uso delle parole. I fiori con volti sono una metafora potente del ciclo della vita, delle emozioni e dei desideri che, come piante, germogliano e crescono all'interno dell’essere umano.
Il suo interesse si focalizza in particolare sul desiderio, un tema centrale che l’artista analizza seguendo le teorie psicoanalitiche. I volti sui fiori esprimono l'Es, il lato più primitivo e impulsivo della psiche umana secondo Sigmund Freud. Questi volti sono a volte sorridenti, altre volte angosciati o riflessivi, incarnando la dualità del desiderio umano: da un lato il bisogno di felicità, dall'altro il peso della sofferenza e delle emozioni represse. In un certo senso, il lavoro di Ito cerca di dare forma visiva a quei sentimenti nascosti che nella cultura giapponese, in particolare negli spazi pubblici, tendono a rimanere inespressi. La sua arte diventa così un canale attraverso cui questi pensieri e sentimenti possono emergere.
Mari Ito usa i fiori antropomorfi anche per esaminare la relazione tra la cultura giapponese e il modo di esprimere emozioni. In Giappone, manifestare apertamente certe emozioni, come la rabbia o la tristezza, è spesso considerato inappropriato, specialmente in pubblico. Questo silenzio emotivo si riflette nei suoi lavori, dove i fiori sembrano soffocare i loro desideri, ma allo stesso tempo riescono a comunicarli in modo sottile e profondo. Il contrasto tra la vivacità dei colori e la delicatezza dei volti crea una tensione emotiva che invita lo spettatore a riflettere sulla complessità della psiche umana.
Il Nihonga: una tecnica antica e contemporanea
Il termine Nihonga (日本画), che significa "pittura giapponese", nasce durante l’era Meiji, alla fine del XIX secolo, per distinguere la pittura tradizionale giapponese dallo stile occidentale, o Yōga, che stava diventando popolare. Nonostante si fondi su tecniche millenarie, il Nihonga ha accolto alcune influenze occidentali grazie a intellettuali giapponesi e figure come Ernest Fenollosa, che apprezzavano il dialogo tra le due culture.
La pittura Nihonga utilizza materiali naturali come minerali, conchiglie, rocce e metalli preziosi, mescolati con colla animale. I pigmenti vengono applicati su carta di riso o seta, con una lavorazione delicata e trasparente. L’artista traccia prima i contorni con inchiostro, per poi applicare i colori. Questa tecnica richiede precisione e grande abilità tecnica.
Mari Ito ha studiato e praticato il Nihonga, portando questa tradizione nel suo linguaggio contemporaneo. Nei suoi lavori, le tecniche tradizionali si fondono con nuove idee visive, esplorando temi come il desiderio e l’emotività umana. I suoi fiori antropomorfi, delicati nei dettagli ma vibranti nei colori, sono un ponte tra la tradizione giapponese e l’arte moderna, creando un dialogo affascinante tra passato e presente.
Arte Verde è una rubrica curata da Anne Claire Budin