Giulio Delvè: maestro del ri-assemblaggio tra scultura e installazione

Giulio Delvè, artista napoletano, trasforma la realtà quotidiana in opere d’arte attraverso la manipolazione di oggetti comuni. Le sue creazioni sfidano le percezioni e reinventano il significato degli oggetti stessi, proponendo nuove narrative visive e concettuali.

 

L’arte di Giulio Delvè, nato a Napoli nel 1984, è un’affascinante esplorazione della realtà circostante, attraverso un processo di manipolazione e reinterpretazione degli oggetti quotidiani. Vive e lavora tra Napoli e Berlino, due città che rappresentano poli di ispirazione contrastanti, ma complementari. Napoli, con il suo tessuto sociale complesso e dinamico, offre a Delvè una fonte inesauribile di materiali, immagini e storie. Berlino, con la sua scena artistica internazionale e la sua atmosfera post-industriale, fornisce il contesto ideale per sperimentazioni più audaci e concettuali. Delvè si distingue nel panorama artistico contemporaneo per la sua capacità di spostarsi agilmente tra diverse forme espressive: scultura, installazione, fotografia, performance. Questa versatilità, tuttavia, non è un semplice esercizio di stile. Piuttosto, è una manifestazione di una profonda ricerca concettuale che si concentra sul significato degli oggetti e sul loro potenziale narrativo. Ogni opera di Delvè è una storia in potenza, un racconto silente che attende di essere svelato dall’osservatore. Il suo approccio artistico potrebbe essere definito come “pensiero laterale”, un modo di affrontare la realtà non frontale, ma di lato, con uno sguardo che va oltre la superficie per scoprire significati nascosti. Delvè ri-assembla gli oggetti, li decontestualizza, li rifunzionalizza, dando loro nuove identità e nuove storie. In questo processo, l’oggetto diventa non solo un testimone muto del tempo, ma un protagonista attivo della narrazione.

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Un esempio emblematico del lavoro di Delvè è la serie di sculture intitolata "Speakeasy" (2011). In queste opere, Delvè ricrea strutture idrauliche che, nella loro assurdità funzionale, richiamano le pratiche collettive del bere e del festeggiare. Qui, l’oggetto non solo racconta una storia, ma incarna un’intera cultura, fatta di gesti, riti e memorie condivise. La funzione di questi oggetti è chiara e implicita, nonostante la loro forma inusuale: sono strumenti per il consumo rapido di alcol, un richiamo ironico alle pratiche sociali di certe feste giovanili. Ma, come accade spesso con le opere di Delvè, dietro l’apparente semplicità si cela una riflessione più profonda sul ruolo degli oggetti nella costruzione delle nostre memorie e identità collettive. Un altro lavoro significativo è "Lookout" (2011), una serie di paletti colorati e improvvisati, piantati abusivamente in secchielli di cemento per reclamare lo spazio pubblico da parte degli abitanti di alcune zone di Napoli. Questi oggetti, apparentemente insignificanti, diventano simboli di una micro-comunità che cerca di affermare la propria esistenza e i propri diritti in un contesto urbano spesso caotico e indifferente. I paletti di Delvè, con la loro estetica precaria e improvvisata, esprimono una forma di resistenza quotidiana, ma anche l’incongruenza tra l’autorità istituzionale e quella esercitata informalmente dalle persone comuni. Delvè ha esposto in numerose mostre personali e collettive, ottenendo riconoscimenti sia in Italia che all’estero. Tra le mostre personali, spiccano "Condominium" alla Mendes Wood (2017) e "Conspire means to breathe together" a Supportico Lopez (2016). Queste esposizioni hanno messo in luce la capacità di Delvè di creare spazi espositivi che non sono semplici contenitori per le sue opere, ma veri e propri ambienti immersivi, in cui lo spettatore è chiamato a interagire e a riflettere. Nel contesto delle mostre collettive, Delvè ha partecipato a eventi di rilievo come "If I Was Your Girlfriend: A Jam" alla Belmacz Gallery (2018) e "Made in Naples" al Polo dello Shipping a Napoli (2018). In questi contesti, le opere di Delvè si sono confrontate con quelle di altri artisti, creando un dialogo ricco di significati e suggestioni.

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La poetica di Giulio Delvè è una celebrazione della complessità del presente, un’indagine sulle tracce che lasciamo nel mondo attraverso gli oggetti che utilizziamo e che, a loro volta, ci definiscono. La sua arte invita a un’osservazione attenta, a un’interazione che va oltre la superficie, alla ricerca di quei significati nascosti che solo uno sguardo laterale, e non convenzionale, può rivelare. In un’epoca in cui l’arte rischia spesso di ridursi a mera estetica o a semplice provocazione, Giulio Delvè ci ricorda l’importanza di restare ancorati alla realtà, di esplorare il quotidiano con curiosità e rispetto, di vedere negli oggetti comuni non solo cose, ma storie, memorie, identità. Con la sua opera, Delvè non solo reinterpreta il mondo, ma ci invita a farlo insieme a lui, in un viaggio di scoperta e risignificazione continua.

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 Arte Verde è una rubrica curata da Anne Claire Budin