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grano libera terra

Sull’incendio doloso che ha distrutto 20 ettari di grano biologico a Lentini, FederBio esprime solidarietà e sollecita interventi urgenti per difendere le cooperative sui beni confiscati.

Spostata al 15 dicembre 2025 la scadenza grazie all’intervento di Cia e Turismo Verde

Microplastiche, biodiversità a rischio e cambiamenti climatici: servono più aree protette e il Parco Nazionale del Tevere entro il 2025

NGT1 GEORGOFILI

Il 9 luglio a Firenze confronto scientifico su criteri e regolazione delle nuove tecniche genomiche per l’agricoltura

Mercoledì 9 luglio 2025, alle ore 10.30, l’Accademia dei Georgofili ospita a Firenze – e in diretta online – la Giornata di studio “Dal laboratorio al campo: verifiche scientifiche per l’impiego sperimentale delle piante NGT1”. L’incontro si inserisce nel dibattito tecnico-scientifico sul quadro regolatorio e sperimentale delle nuove tecniche genomiche, con particolare attenzione alle definizioni operative tra NGT1 e NGT2, centrali per le future applicazioni in campo agricolo. Apriranno i lavori i saluti istituzionali di Massimo Vincenzini, Presidente dell’Accademia, e Andrea Rocchi, Presidente del CREA. Il coordinamento sarà affidato a Simone Orlandini, Presidente UNASA. Interverranno: Silvio Salvi (SIGA – Università di Bologna), su sfide e opportunità del quadro normativo europeo sulle TEA; Michele Morgante (Università di Udine – Georgofili), sulle tecnologie di sequenziamento e i criteri genomici di classificazione; Mario Pezzotti (Università di Verona – Georgofili), sulle metodologie cellulari e il loro ruolo nelle definizioni di categoria; Luigi Cattivelli (CREA-GB – Georgofili), sulle applicazioni delle biotecnologie nel miglioramento genetico dei cereali. Il confronto si rende necessario alla luce della proposta europea di regolamentazione delle TEA, che distingue gli organismi NGT1 da quelli transgenici classici, aprendo nuovi scenari per la sperimentazione agronomica.
Per partecipare: modulo iscrizione 

Andrea Vitali

cia lollobrigida

Lollobrigida: “Svolta attesa da trent’anni sulla fauna selvatica”. Fini (Cia): “Finalmente si inverte la rotta, ma servono indennizzi e governance agricola”.
lollo e fini

La proposta di riforma della legge 157/92 sulla fauna selvatica, presentata dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, segna un primo passo verso un nuovo assetto normativo atteso da decenni. È quanto emerso durante l’incontro organizzato oggi a Roma nella sede nazionale della Cia-Agricoltori Italiani, che ha accolto con favore l’impostazione del disegno di legge (ddl), giudicandolo una svolta necessaria per affrontare l’emergenza ungulati e i danni crescenti a carico dell’agricoltura e dell’ambiente.

“Finalmente si inverte la rotta”, ha dichiarato il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, sottolineando come l’attuale normativa, risalente al 1992, sia ormai inadeguata rispetto alle mutate condizioni faunistiche del Paese. “Basta pensare alla proliferazione dei cinghiali, passati da 50 mila capi nel 1980 a oltre 2 milioni oggi, con l’80% dei danni al comparto agricolo a loro attribuiti”, ha aggiunto.

Nel testo del ddl vengono accolte alcune istanze chiave della Confederazione, tra cui il riconoscimento del ruolo attivo degli agricoltori nel contenimento della fauna selvatica, mediante l’autorizzazione alla partecipazione diretta ai piani di controllo per chi possiede licenza venatoria e formazione adeguata. Una misura che consente interventi tempestivi, tutela delle colture e sicurezza delle aziende agricole. Apprezzata anche la rinnovata centralità degli ATC, chiamati a promuovere sinergie con il mondo agricolo e ad adottare strategie più efficaci per il riequilibrio faunistico.

Ma la Cia rilancia con tre priorità da inserire nel disegno di legge: l’introduzione di indennizzi automatici per i danni da fauna selvatica, stimati tra i 50 e i 60 milioni di euro annui, attraverso un fondo di compensazione e procedure snelle; la costituzione di una cabina di regia nazionale con rappresentanza agricola, per superare la frammentazione delle competenze; infine, un ruolo rafforzato delle organizzazioni agricole nella governance faunistico-venatoria.

“Il ddl è un punto di partenza fondamentale – ha concluso Fini – ma serve una strategia strutturata e condivisa che riconosca pari dignità alle esigenze ambientali e a quelle produttive, per restituire equilibrio al territorio e garantire la sostenibilità dell’attività agricola”.

Redazione Floraviva

Al Forum in Masseria a Manduria, Coldiretti annuncia il via libera Ue ai finanziamenti per la gestione idrica tramite fondi di coesione: svolta storica per la resilienza agricola.

In un momento segnato da ondate di calore estremo e da una crisi idrica sempre più strutturale, arriva dall’Unione europea un cambio di passo atteso da anni: l’approvazione della possibilità di finanziare direttamente la gestione idrica attraverso i fondi comunitari di coesione. Lo ha annunciato il presidente di Coldiretti Ettore Prandini in occasione del Forum in Masseria a Manduria, in Puglia, una delle regioni italiane più colpite dagli effetti del cambiamento climatico. Un risultato definito “storico” da Prandini, frutto del confronto con il vicepresidente della Commissione europea Raffaele Fitto, e che rappresenta una svolta strategica per l’agricoltura italiana.

La novità consente di destinare risorse comunitarie alla realizzazione dei bacini di accumulo, infrastrutture chiave per la resilienza del settore primario. Questi invasi permetteranno di trattenere l’acqua nei periodi di pioggia e di renderla disponibile nei momenti di emergenza, contrastando gli effetti sempre più gravi della siccità. “Si tratta di un passo fondamentale – ha spiegato Prandini – per garantire l’approvvigionamento idrico e rafforzare la capacità delle imprese agricole di adattarsi agli impatti climatici, in coerenza con gli obiettivi europei di sostenibilità ambientale”.

Negli ultimi tre anni, i danni da eventi climatici estremi all’agricoltura italiana hanno superato i 20 miliardi di euro, confermando la necessità urgente di una strategia infrastrutturale integrata per la gestione delle risorse naturali. Il riconoscimento, da parte dell’Europa, dell’acqua come bene strategico apre ora nuove prospettive di investimento a tutela dei raccolti, della sicurezza alimentare e della competitività dell’intero sistema agroalimentare nazionale.

Redazione Floraviva

PAC

Dorfmann e Nardella difendono una PAC che definiscono "forte". Confagricoltura pronta alla mobilitazione contro i tagli UE: Giunta riunita a Bruxelles il 16 luglio durante il QFP 2027-2034.


Confagricoltura plaude all’intervento congiunto degli eurodeputati Herbert Dorfmann (PPE) e Dario Nardella (S&D), che hanno definito “miope e controproducente” l’ipotesi di riduzione del bilancio agricolo UE. L’Organizzazione ribadisce la propria posizione a favore di una Politica Agricola Comune forte, ben finanziata e non delegata a strumenti nazionali che rischiano di frammentare e indebolire il sistema agricolo europeo. In occasione della presentazione della proposta di Quadro Finanziario Pluriennale 2027-2034 da parte della Commissione europea, prevista per il prossimo 16 luglio, la Giunta confederale si riunirà a Bruxelles per seguire direttamente i lavori. Secondo Confagricoltura, eventuali tagli alla PAC metterebbero a rischio l’equilibrio socio-economico dei territori rurali, minando occupazione, benessere e sicurezza alimentare. Intanto, il Copa-Cogeca ha lanciato la petizione “No Security without CAP”, invitando tutte le organizzazioni agricole europee a unirsi nella difesa di una politica agricola realmente comune e sostenuta da adeguati fondi comunitari.

Redazione Floraviva

riciclo europea

Bruxelles ieri ha pubblicato un pacchetto per raddoppiare i materiali riciclati entro il 2030 e la digitalizzare delle pratiche di conferimento rifiuto.

Il 2 luglio 2025 la Commissione europea ha presentato un pacchetto strategico nell’ambito delle azioni chiave per far avanzare l’economia circolare, in vista della legge quadro attesa per il 2026.

Le misure centrali riguardano:

  1. Il raddoppio entro il 2030 della quota di materiali riciclati nell’economia dell’UE, così da rafforzare competitività e sostenibilità in linea con la Bussola per la competitività e il Patto per l’industria pulita 

  2. L’obbligo di digitalizzazione, dal 21 maggio 2026, di tutta la documentazione relativa alle spedizioni transfrontaliere di rifiuti, con la sostituzione completa delle procedure cartacee

In concreto:

A partire da maggio 2026, le imprese dovranno usare sistemi digitali – in particolare il Digital Waste Shipment System (DIWASS) – per notifiche, permessi e scambi di dati tra autorità, eliminando la burocrazia cartacea. Questo migliorerà la tracciabilità, ridurrà i costi e scoraggerà i traffici illeciti di rifiuti, facilitando l’inoltro ai migliori impianti per il riciclo 

Contesto e ricadute settoriali

Il pacchetto, avviato oggi con un dialogo strategico e consultazioni pubbliche tra Vicepresidenti esecutivi (Teresa Ribera, Stéphane Séjourné) e Commissaria Roswall  include anche:

  1. Una consultazione pubblica (fino al 31 ottobre 2025) sull’armonizzazione della classificazione dei rifiuti “verdi” per facilitare i trasferimenti

  2. La valutazione della direttiva RAEE (rifiuti elettronici), alla luce della quale solo meno del 50 % dei RAEE viene raccolto nei Paesi UE; una revisione normativa è prevista

  3. A breve saranno pubblicate le regole sul riciclo delle batterie, con focus sul recupero efficiente di materie prime critiche

Impatti su agricoltura e florovivaismo

Le novità coinvolgono anche il nostro settore:

  1. Residui vegetali e scarti organici dovranno essere gestiti tracciati secondo le stesse regole digitali, richiedendo aggiornamenti gestionali.

  2. Floro-vivaismo e agricoltura possono beneficiare di strumenti di recupero come compostaggio e riuso dei substrati, valorizzati nei bandi UE e nella transizione ecologica.

  3. Il florovivaismo può assumere un ruolo strategico nella bioeconomia circolare, contribuendo con innovazione, efficienza materiale e rigenerazione ambientale.

In sintesi, Bruxelles ha tracciato una strada chiara: dal digitale alla sostenibilità, passando per il rafforzamento della sovranità industriale. Un cambiamento che interessa a fondo le filiere primarie, valorizzando la terra e i suoi protagonisti.

Redazione

 

crea of pescia

Il sottosegretario La Pietra: “Serve un territorio pronto a cogliere le opportunità e una piena attuazione della legge di settore, con focus su serre e tavoli tecnici territoriali”
foto gruppo crea of

Una giornata di confronto tra istituzioni, ricerca e imprese per delineare traiettorie concrete di rilancio del florovivaismo italiano. È quanto emerso dall’incontro “Filiera, Ricerca, Istituzioni e Territorio – Fiori eduli, fiori per la cosmetica, il punto di vista delle imprese”, svoltosi venerdì 27 giugno presso il CREA Orticoltura e Florovivaismo di Pescia, con il patrocinio del Masaf.

Ad aprire i lavori il sottosegretario Patrizio Giacomo La Pietra, che ha delineato l’approccio del Ministero: “Il nostro compito è fornire stimoli concreti ai distretti, sostenere la riconversione produttiva e dare piena attuazione alla legge sul florovivaismo, che includerà un capitolo sulle serre e l’attivazione di tavoli tecnici territoriali. Ma servono imprenditori pronti e territori coesi capaci di rispondere con progettualità e aggregazione”.

Il sindaco di Pescia, Riccardo Franchi, ha ammesso come il florovivaismo locale non abbia colto per tempo i segnali del cambiamento, garantendo però il pieno supporto dell’amministrazione alle imprese pronte a innovare, soprattutto nei settori emergenti dei fiori eduli e della cosmetica naturale e non solo. Franchi ha anche avanzata la richiesta di sostegno al sottosegretario alle aziende investiranno in innovazione. 

Al centro del dibattito, anche il tema della Pochazia, fitoparassita che minaccia le coltivazioni ornamentali, affrontato dal prof. Francesco Ferrini, presidente del Distretto rurale vivaistico ornamentale di Pistoia, e da Leonardo Marianelli (CREA DC), che hanno illustrato il modello toscano di gestione fitosanitaria come caso virtuoso che abbiamo trattato ieri qui su Floraviva .

Due le filiere emergenti al centro del confronto: i fiori eduli e la cosmetica. Andrea Copetta (CREA) ha tracciato le prospettive dei fiori commestibili, già apprezzati nell’alta ristorazione di Liguria e Costa Azzurra, auspicandone l’inserimento nei piani sementieri nazionali. Secondo CREA, il mercato globale dei fiori eduli ha raggiunto i 250 milioni di euro nel 2023, con una crescita stimata del 6,8% annuo fino al 2030.

Daniele Massa, direttore del CREA-OF di Pescia, ha illustrato il progetto EDEN – “Efficientamento, ammodernamento e innovazione nel vivaismo nazionale” – finanziato dai Contratti di Filiera, che prevede la creazione a Pescia di un Living Lab che permetterà il trasferimento tecnologico e l’adozione di pratiche agronomiche sostenibili e tecnologie digitali.

Ampio spazio è stato dedicato alla cosmetica naturale. Il sottosegretario La Pietra ha introdotto l’intervento del senatore e imprenditore leader del comparto della cosmesi  Renato Ancorotti, che ha evidenziato il valore strategico consolidato del settore: 14,8 miliardi di euro di fatturato nel 2023, con una proiezione verso i 16,6 miliardi e un giro d’affari complessivo di oltre 36 miliardi. Tuttavia -spiegava Ancorotti- l’Italia importa ancora l’85% delle materie prime.

Marco Genovese (CreaSens) ha evidenziato che il solo mercato europeo delle essenze supera il miliardo di euro. Essenze che, estratte da fiori, possono costituire una nuova frontiera per la floricoltura. In Italia è significativa l’estrazione del bergamotto, materia prima centrale nella profumeria internazionale.

Giuseppe Nardiello (ITS Biotecnologie Bergamo) ha illustrato le più avanzate tecnologie di estrazione, dalla CO₂ supercritica agli ultrasuoni, sottolineando l’elevata barriera tecnologica di ingresso e le opportunità per le imprese pronte a investire.

Nicola Del Ministro, presidente del Distretto Floricolo Interprovinciale Lucca-Pistoia, ha invitato gli imprenditori a guardare oltre le urgenze quotidiane e cogliere il cambiamento come occasione, ricordando la capacità di specializzazione delle aziende di Pescia.

Nel dibattito, Daniele Lombardi (Confagricoltura Pistoia) ha evidenziato l’importanza della formazione, citando gli istituti “Anzilotti” di Pescia e “De Franceschi” di Pistoia, per creare interesse nei giovani e intervenire sull'avvicendamento generazione una delle criticità del settore e la necessità di distinguere floricoltura e vivaismo sul piano normativo e statistico. Sandro Orlandini ha sottolineato l’importanza di mantenere un filo diretto con le istituzioni, sperimentato concretamente grazie all’intervento del sottosegretario a partire dalla gestione dell’emergenza Pochazia, e la necessità di rafforzare il rapporto tra CREA e imprese. Ha inoltre valorizzato l’expertise della Valdinievole nelle produzioni di nicchia, come ruscus ed eucalipto ornamentale, evidenziando ulteriormente il ruolo strategico del CREA OF come punto di riferimento per lo sviluppo progettuale del comparto.  Maurizio Procissi (Coldiretti Pescia) ha posto l’attenzione sulla disponibilità effettiva di SAU in Valdinievole, essenziale per valutare l’introduzione di nuove colture.

In chiusura, Andrea Rocchi (CREA) ha parlato di “allineamento astrale” con il Ministero, auspicando uno sviluppo concertato tra ricerca e imprese: “Oltre al florovivaismo tradizionale esiste un mondo di opportunità. La cosmetica, la nutraceutica, la cismeceutica sono filiere che possono nascere dal nostro know-how. Con 80 centri e 5.000 ettari a disposizione, il CREA è pronto a sostenere questo cambiamento”.

Il sottosegretario Patrizio Giacomo La Pietra ha confermato l’impegno del Masaf per l’aggregazione tra imprese, la tracciabilità delle filiere e la piena collaborazione con il mondo della ricerca: “La cosmetica naturale rappresenta un’opportunità straordinaria per il florovivaismo. Le imprese devono farsi trovare pronte. Il futuro è nelle vostre mani”.

L’incontro ha restituito l’immagine di un comparto in trasformazione, consapevole delle proprie fragilità ma anche delle risorse su cui può contare. Il governo, con il sottosegretario La Pietra, ha lanciato un messaggio chiaro: le condizioni per il rilancio ci sono, la mano è tesa, gli strumenti si stanno mettendo in campo. Ora la sfida passa ai territori, agli imprenditori, alle comunità locali: decidere se coglierla o restare immobili.

Andrea Vitali

Al via la raccolta firme su nosecuritywithoutcap.eu per opporsi al fondo unico Ue che minaccia la PAC dopo il 2027. Mobilitazione in tutta Europa promossa da Copa e Cogeca.

In un’Europa che affronta sfide climatiche, instabilità geopolitica e transizioni economiche cruciali, la Politica Agricola Comune (PAC) torna al centro del dibattito politico. A lanciare l’allarme sono Copa e Cogeca, le due voci storiche dell’agricoltura e della cooperazione agricola europea, che da Bruxelles hanno dato il via alla prima petizione pan-europea del settore primario: nosecuritywithoutcap.eu. Obiettivo: opporsi alla proposta della Commissione europea di sciogliere i fondi PAC in un “fondo unico”, ipotesi che potrebbe snaturare l’impianto storico e strategico della PAC post-2027.

«Se l’agricoltura è una priorità, il bilancio lo deve dimostrare» ha tuonato Massimiliano Giansanti, presidente del Copa, ricordando che la Commissione si appresta a presentare la bozza del bilancio 2028-2034 proprio a luglio, nel pieno del raccolto. Un tempismo che, più che tecnico, suona politico. Con il rischio concreto che la PAC venga diluita, rinazionalizzata e privata della sua architettura a due pilastri – sostegno diretto (FEAGA) e sviluppo rurale (FEASR) – pilastri che hanno garantito coerenza e solidarietà tra gli Stati membri.

La campagna di mobilitazione, avviata il 19 giugno, arriva dopo una serie di azioni lampo in 20 Stati membri. Copa e Cogeca pongono quattro richieste: un bilancio dedicato e indicizzato all’inflazione; il mantenimento della natura “comune” della PAC contro ogni deriva rinazionalizzante; la salvaguardia della doppia architettura dei fondi; e riforme solo se accompagnate da chiarezza sulle risorse e consultazioni autentiche con agricoltori e cooperative.

Lennart Nilsson, presidente della Cogeca, ribadisce il punto: «Il bilancio Ue è questione di volontà politica. Il Parlamento ha già espresso il suo dissenso. La proposta della Commissione è un attacco alla sicurezza alimentare europea».

Con una narrazione chiara e accessibile anche ai cittadini, la piattaforma nosecuritywithoutcap.eu si propone come punto di raccolta firme, aggiornamenti e documentazione multilanguage. Una campagna in difesa di un modello agricolo che, ricordano Copa e Cogeca, non è solo economico, ma anche ambientale, sociale e culturale.

Il fronte agricolo europeo è in fermento. Il tempo per reagire è ora, prima che la PAC diventi l’agnello sacrificale delle future strategie politiche comunitarie.

Redazione