Notizie

Aperta la procedura per richiedere il contributo straordinario entro il 27 agosto. In arrivo anche due bandi per la prevenzione e la sicurezza del territorio.

“Come avevamo annunciato – dichiarano il presidente Eugenio Giani e la vicepresidente con delega all’agricoltura Stefania Saccardi – la Regione è intervenuta con risorse proprie per rispondere con urgenza ai danni subiti dalle aziende. Ma l’obiettivo è andare oltre l’emergenza, offrendo nuove opportunità alle imprese agricole nelle aree più complesse della Toscana”.

La Regione Toscana ha approvato i criteri e le modalità per assegnare i ristori straordinari destinati alle aziende agricole danneggiate dagli eventi alluvionali del 14 e 15 marzo 2025. Il provvedimento riguarda circa 50 comuni nelle province di Firenze, Livorno, Lucca, Pisa, Prato e Pistoia e prevede una dotazione iniziale di 500mila euro. Le domande potranno essere presentate entro le ore 23:59 del 27 agosto tramite il portale di Artea.

I ristori concessi potranno arrivare fino a un massimo di 10mila euro per beneficiario. L’importo sarà eventualmente rimodulato secondo criteri di solidarietà, per garantire una copertura equa a tutte le imprese ammissibili.

È previsto infatti il lancio, nei prossimi mesi, di due nuovi bandi nel contesto del Complemento di sviluppo rurale 2023-2027: uno per finanziare interventi di messa in sicurezza delle aree produttive, l’altro per progetti di prevenzione e ripristino nelle aree forestali. Il pacchetto complessivo ammonterà a circa 29 milioni di euro, con priorità alle zone interne e marginali.

Redazione

Agrinsieme si amplia con l’ingresso di Copagri: ora sei sigle per oltre metà della PLV agricola nazionale. Dino Scanavino, già presidente Cia, succede a Mario Guidi alla guida del coordinamento.

Cambio al vertice per Agrinsieme. Dino Scanavino, già presidente nazionale della Cia-Agricoltori Italiani dal 2014 al 2022, è stato nominato oggi nuovo coordinatore del soggetto interassociativo, succedendo a Mario Guidi. La nomina è stata ufficializzata durante una conferenza stampa a Roma, occasione in cui è stata annunciata anche l’adesione di Copagri al Coordinamento.

“Oggi ho ufficialmente assunto il coordinamento di Agrinsieme e, nel corso della conferenza stampa, abbiamo annunciato l'ingresso di Copagri – ha dichiarato Scanavino –. Salgono così a sei le organizzazioni professionali e le centrali cooperative che compongono Agrinsieme. Insieme rappresentiamo oltre il 50% del valore della produzione agricola nazionale e il 40% dell’agroalimentare italiano. A ottobre, ad Expo, organizzeremo la seconda Conferenza Agrinsieme”. Con l’ingresso di Copagri, il Coordinamento – che già riunisce Cia, Confagricoltura, Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative e Legacoop Agroalimentare – rafforza il proprio peso rappresentativo nel panorama agricolo nazionale ed europeo.

Il presidente di Copagri, Franco Verrascina, ha definito l’ingresso “un passo avanti sostanziale nella storia dell’agricoltura italiana”, reso possibile da una recente revisione statutaria interna, e motivato dalla richiesta di unità che proviene dalle imprese. Positivo il commento di Mario Guidi, che ha sottolineato la capacità inclusiva di Agrinsieme, e di Giorgio Mercuri (Alleanza Cooperative Agroalimentari), che ha ribadito l’importanza di destinare le risorse dei Psr a innovazione e internazionalizzazione.

Confermata anche l’organizzazione, in autunno a Expo, della seconda Conferenza economica di Agrinsieme: sarà l’occasione per rilanciare una visione condivisa sulle grandi sfide del settore primario, dalla semplificazione al credito, dal ricambio generazionale alla sostenibilità, fino alla riforma della PAC. 

La redazione di Floraviva rivolge al nuovo coordinatore Dino Scanavino i migliori auguri di buon lavoro, in un momento cruciale per l’agricoltura italiana.

Andrea Vitali

Scadono il 10 giugno le iscrizioni per la study visit tra Cortale, San Floro e Girifalco, per conoscere la rinascita della tradizione serica calabrese come motore di sviluppo territoriale

Sono aperte fino al 10 giugno le iscrizioni per partecipare alla study visit Il "nuovo triangolo della seta": Cortale, San Floro, Girifalco, che si svolgerà dal 28 al 30 luglio 2025 in Calabria, nel territorio del GAL Serre Calabresi. L’iniziativa, promossa nell’ambito del Living Lab “Costruzione dell’itinerario della seta europea”, si rivolge a tecnici e rappresentanti di GAL italiani ed europei interessati a scoprire come le comunità locali abbiano saputo recuperare, tutelare e valorizzare l’antica tradizione serica calabrese, trasformandola in leva di attrattività turistica e sviluppo economico, pur in un contesto con infrastrutture limitate.

La visita rappresenta un’occasione formativa per approfondire modelli virtuosi di valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale legato alla seta. Il programma sarà attivato con un minimo di 15 e un massimo di 25 partecipanti, provenienti da GAL già aderenti al living lab e da altri territori con tracce significative della filiera serica.

Le adesioni si raccolgono online compilando il form disponibile a questo link: https://forms.gle/qmbazXeY135NDww96.

Per ulteriori informazioni è possibile contattare Silvia Cappellozza (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) e Gabriella Ricciardi (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.). Approfondimenti sul progetto Living Lab sono disponibili sul sito del GAL Serre Calabresi: https://www.galserrecalabresi.it/i-comuni/cortale/.

Redazione

alberi monumentali

Tra i 95 nuovi iscritti spiccano il doppio filare di 163 robinie a Castelnuovo Don Bosco, il noce del Caucaso di Campiglione Fenile, l’abete bianco di Paularo e l’ippocastano di Prepotto.

Con l’ottavo aggiornamento dell’Elenco ufficiale, pubblicato dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste (Masaf), gli Alberi Monumentali d’Italia raggiungono quota 4.749 esemplari. Un patrimonio verde che comprende alberi e sistemi omogenei di alberi selezionati per il loro straordinario valore biologico, ecologico, storico e paesaggistico.
Tra i 95 nuovi alberi riconosciuti nel 2025, si segnalano alcuni esemplari di particolare rilievo: il doppio filare di 163 robinie pressoché unico per sviluppo ed integrità, lungo circa 470 metri, nel Comune di Castelnuovo Don Bosco; il noce del Caucaso nel Comune di Campiglione Fenile (TO), con una circonferenza di 195 cm e un’altezza di circa 26 metri, caratterizzato da un ramo che si protende quasi fino a terra davanti a una villa storica; l’abete bianco di Paularo (UD), che con una circonferenza di 332 cm e oltre 53 metri di altezza è l’albero autoctono più alto d’Italia; e l’ippocastano del Comune di Prepotto (UD), situato nel convento dei frati cappuccini, con un’età stimata di circa 150 anni e una circonferenza di 305 cm.
Le specie più numerose presenti nell’Elenco sono la roverella, con 616 esemplari censiti, e il faggio (251). Per distribuzione geografica, il Friuli Venezia Giulia guida con 543 alberi monumentali, seguito da Lombardia (431) e Sardegna (426). A livello comunale spiccano Napoli (53), Caserta (51), Trieste e Priverno (48 ciascuno).
L’aggiornamento è frutto del lavoro congiunto della Direzione generale delle foreste del Masaf, dei servizi forestali regionali e delle amministrazioni locali. L’Elenco completo è disponibile sul sito istituzionale del Masaf.

Redazione

Secondo la Commissione europea i Piani nazionali per l’energia e il clima (PNEC) aggiornati avvicinano l’UE a -55% emissioni e oltre 42,5% rinnovabili, ma restano lacune da colmare in alcuni Stati membri.


L’
Unione Europea sta facendo passi avanti concreti verso gli obiettivi climatici ed energetici al 2030. Secondo la più recente valutazione dei Piani nazionali per l’energia e il clima (PNEC) pubblicata dalla Commissione europea, gli Stati membri hanno significativamente migliorato i loro piani dopo le raccomandazioni ricevute nel dicembre 2023. Non mancano tuttavia alcune lacune: Belgio, Estonia e Polonia devono ancora presentare i PNEC definitivi, mentre per la Slovacchia la valutazione individuale è in corso.

Il quadro che emerge è incoraggiante: l’UE è ora sulla buona strada per ridurre le emissioni nette di gas serra di circa il 54% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, avvicinandosi così all’obiettivo della riduzione del 55% stabilito dalla legge europea sul clima. Parallelamente, si punta a raggiungere una quota di almeno 42,5% di energia rinnovabile.

Nonostante il complesso contesto geopolitico, la valutazione della Commissione conferma che l’Unione mantiene la rotta, continuando a investire nella transizione verso l’energia pulita e nella competitività industriale, con attenzione anche alla dimensione sociale della transizione.

Strategie come il Clean Industrial Deal e l’Affordable Energy Action Plan integreranno i PNEC, contribuendo a mobilitare investimenti nella decarbonizzazione industriale e nello sviluppo di tecnologie pulite, con l’obiettivo di assicurare energia più accessibile e più stabile.

I Piani aggiornati dimostrano anche la volontà politica degli Stati membri di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili importati, rafforzare la sicurezza energetica e sostenere l’integrazione del mercato interno dell’energia. Particolare attenzione è rivolta a sostenere i soggetti più vulnerabili attraverso investimenti mirati e sviluppo delle competenze.

Guardando oltre il 2030, la valutazione della Commissione fornisce una solida base per il percorso europeo verso la neutralità climatica al 2050, con tappe intermedie al 2040. La prossima fase dovrà ora tradurre i piani in azioni concrete, attraverso un’efficace mobilitazione di risorse pubbliche e private.

Andrea Vitali

urea floraviva

Il presidente di Confagricoltura Lombardia Antonio Boselli critica i tempi del piano governativo che vieterebbe l’urea dal 2027 nella Pianura Padana: «Rischio danni gravi alle imprese agricole».

Il divieto dell’uso dell’urea previsto nella bozza del nuovo “Piano di azione nazionale per il miglioramento della qualità dell’aria” preoccupa profondamente il mondo agricolo padano. A sollevare la questione è Antonio Boselli, presidente di Confagricoltura Lombardia, che pur condividendo l’obiettivo ambientale del piano, ritiene che i tempi e i modi della sua attuazione siano inadeguati e pericolosi per la stabilità del settore.

La proposta governativa, ora al vaglio del Consiglio dei Ministri, punta al bando totale dell’urea a partire dal 1° gennaio 2027 in tutte le regioni del bacino padano. Una misura motivata dalla necessità di ridurre le emissioni di ammoniaca, ma che – secondo Boselli – rischia di lasciare gli agricoltori «privi di strumenti indispensabili prima che siano disponibili le dovute alternative». L’urea, concime azotato ampiamente utilizzato, è tuttora ritenuta fondamentale per le coltivazioni della Pianura Padana e la sua eliminazione repentina metterebbe in crisi l’intero comparto agricolo locale.

Le alternative proposte, tra cui fertilizzanti organici come digestati e reflui zootecnici, così come il biochar, non sarebbero ancora in grado di coprire i fabbisogni attuali del settore in termini di efficacia, disponibilità e costi. A tal proposito, Boselli evidenzia che l’adozione di tali prodotti comporterebbe un aggravio di almeno 150 euro per ettaro, mentre l’urea ha già registrato un incremento del 15% nel costo a inizio anno.

Inoltre, il presidente di Confagricoltura Lombardia chiede chiarimenti sull’effettivo impatto ambientale comparato dei fertilizzanti, contestando la presunta maggiore pericolosità dell’urea rispetto ad altri concimi chimici e sottolineando le criticità derivanti dalla Direttiva Nitrati, che limita l’uso di molte alternative organiche.

Boselli conclude auspicando un confronto aperto con il Governo per stabilire una roadmap realistica, sostenuta da incentivi concreti e misure di compensazione economica chiare, in modo da consentire una transizione graduale e sostenibile per le imprese agricole verso pratiche sempre più green.

Redazione

 
 
contratti a termine

Dubbi sulla compatibilità della normativa italiana con il diritto europeo: attesa una pronuncia che potrebbe cambiare le tutele per il lavoro agricolo stagionale.

Con l’ordinanza n. 12572/2025 del 12 maggio 2025, la Corte di Cassazione ha sollevato una questione pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea sulla compatibilità della normativa italiana in materia di lavoro agricolo a termine con il diritto comunitario. La vicenda prende spunto da due operai agricoli, impiegati per anni nella stessa azienda con numerosi contratti a tempo determinato per le medesime mansioni, la cui richiesta di trasformazione del rapporto in tempo indeterminato è stata respinta in appello, sulla base delle previsioni del CCNL agricolo.

Il contratto collettivo nazionale prevede infatti che il lavoratore agricolo possa chiedere la trasformazione del contratto solo al superamento delle 180 giornate effettive di lavoro in 12 mesi, da esercitare entro sei mesi. Tuttavia, la Cassazione ha sollevato dubbi sull’efficacia di tale strumento rispetto alla clausola 5 dell’accordo quadro europeo allegato alla direttiva 1999/70/CE, che impone agli Stati membri misure idonee a prevenire abusi nei contratti a termine.

I giudici italiani chiedono alla Corte di Giustizia se questa esclusione dalla normativa generale sui contratti a termine e la tutela affidata unicamente alla contrattazione collettiva possano considerarsi conformi al diritto europeo, soprattutto in un comparto ad alta incidenza di stagionalità come quello agricolo.

Il rinvio alla Corte UE pone in evidenza un nodo strutturale del lavoro agricolo in Italia: l’equilibrio tra la flessibilità necessaria alle imprese per rispondere ai cicli produttivi e la tutela effettiva dei lavoratori. La decisione attesa da Lussemburgo potrebbe ridefinire il quadro normativo per l’impiego a termine in agricoltura, settore strategico e al contempo tra i più esposti a dinamiche occupazionali precarie.

Redazione

 

stop fossile start rinnovabile

Lo denunciano i giovani di Legambinete dall’Oasi dunale campana un messaggio forte contro la crisi climatica e per una transizione energetica giusta. Sono 110 gli eventi estremi in Italia nei primi 5 mesi del 2025.

l’Osservatorio Città Clima di Legambiente, che nel weekend ha promosso la settima edizione dello Youth Climate Meeting presso l’Oasi Dunale di Paestum (SA). Qui oltre 300 giovani attivisti hanno formato una catena umana sulla spiaggia per lanciare un appello: “Per contrastare la crisi climatica, ridurre le bollette e creare nuovi posti di lavoro green, serve una risposta immediata. Stop fossili, Start rinnovabili”.

L’iniziativa è stata accompagnata dall’annuncio di due nuove mobilitazioni: il 14 giugno con lo slogan #StopFossiliStartRinnovabili in diverse località italiane, e il 15 novembre a Roma con il Climate Pride durante la COP30 in Brasile. Obiettivo: spingere le istituzioni nazionali e regionali ad accelerare sulla transizione ecologica, rimuovendo ostacoli normativi e promuovendo l’innovazione e la pianificazione energetica partecipata.

Durante i quattro giorni di evento, oltre 350 giovani e decine di associazioni hanno animato oltre 20 appuntamenti su temi come giustizia climatica, ecoansia, migrazioni, attivismo, transizione alimentare, pace e conflitti. “Per i giovani – ha dichiarato il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani – la transizione energetica è chiave per autonomia, sviluppo e diritti. Ora tocca alla politica agire”. Anche Mattia Lolli, responsabile volontariato, ha sottolineato l’importanza delle mobilitazioni giovanili in un anno cruciale per il futuro climatico dell’Europa.

Redazione



Firmato a Roma il protocollo tra CREA e Re.N.Is.A, alla presenza del ministro Lollobrigida: “Ricerca e giovani per il futuro dell’agricoltura”. Rocchi (CREA): “Hub ponte tra scuola, ricerca e impresa”

ROMA – Un accordo per un’agricoltura sempre più giovane, innovativa e sostenibile: è quanto siglato il 20 maggio tra il CREA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria) e Re.N.Is.A. (Rete Nazionale degli Istituti Agrari), in occasione dell’inaugurazione del primo “Agrifood Innovation Hub” presso la sede centrale del CREA a Roma, alla presenza del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida.

Il nuovo protocollo punta a rafforzare la sinergia tra il mondo della ricerca e quello dell’istruzione agraria, coinvolgendo direttamente oltre 280 istituti tecnici e professionali italiani in percorsi di formazione e innovazione applicata. Gli “hub” che nasceranno nelle sedi CREA saranno spazi operativi per attività pratiche, sperimentazioni, partecipazione a bandi, incontri e percorsi educativi mirati, a stretto contatto con i ricercatori.

“Mettere a sistema competenze, innovazione e formazione è fondamentale per sostenere i nostri giovani in questo settore strategico – ha dichiarato il ministro Lollobrigida – Ricerca, tradizione e sviluppo locale passano dal ricambio generazionale e da politiche di reddito efficaci”.

La presidente di Re.N.Is.A., Patrizia Marini, ha parlato di “giornata storica per gli istituti agrari italiani”, mentre il presidente del CREA Andrea Rocchi ha sottolineato come “investire sui giovani significhi costruire il futuro dell’agricoltura, coniugando sapere, saper fare e far sapere in un ecosistema formativo che lega scuola, ricerca e impresa”.

Un’iniziativa strategica che intercetta le sfide del cambiamento climatico, della digitalizzazione e della sostenibilità, valorizzando le competenze tecniche e scientifiche delle nuove generazioni in un settore chiave per l’economia e l’ambiente del Paese.

Redazione

 
 

Dal 1° luglio 2025 scattano i dazi aggiuntivi decisi da Bruxelles. Copa Cogeca commenta: senza alternative per gli agricoltori, si mina la sostenibilità del settore agricolo europeo.

Con il voto del Parlamento europeo, è stata approvata in via definitiva la proposta della Commissione UE che introduce dazi aggiuntivi sulle importazioni di fertilizzanti da Russia e Bielorussia, con applicazione a partire dal 1° luglio 2025. La misura, che mira a rafforzare le sanzioni economiche nel contesto geopolitico attuale, ha però sollevato forti critiche da parte del Copa e della Cogeca, le due principali organizzazioni rappresentative degli agricoltori e delle cooperative agricole europee.

Pur riconoscendo la legittimità degli obiettivi di politica estera, Copa e Cogeca denunciano la totale assenza di una valutazione d’impatto e l’assenza di strategie di approvvigionamento alternative, elementi che rendono la misura un potenziale fattore di squilibrio per la competitività e la sostenibilità delle aziende agricole dell’UE.

“Serve una visione strategica – sottolineano – che includa soluzioni di economia circolare, come il ricorso a nutrienti riciclati da digestati e materiali RENURE, e deroghe strutturali alla direttiva nitrati per l’uso di effluenti zootecnici, in modo da ridurre la dipendenza dai fertilizzanti fossili”.

Le organizzazioni agricole europee chiedono inoltre di eliminare le sovrapposizioni normative tra CBAM, direttiva nitrati e limiti sul cadmio, per evitare di penalizzare gli agricoltori più virtuosi. Invocano anche l’abolizione dei dazi su fertilizzanti provenienti da Paesi affidabili e la creazione di uno strumento europeo di gestione del rischio per l’intera filiera dei fertilizzanti, unitamente alla pubblicazione mensile dei prezzi in tutti gli Stati membri.

Per Copa e Cogeca, infine, resta irrisolta la questione di fondo: “Senza una credibile strategia di diversificazione, la proposta rischia di compromettere la sicurezza alimentare e la redditività economica dell’agricoltura europea”.

Andrea Vitali