Viticoltura e nuova PAC fra sostenibilità e tipicità: le linee di ricerca del CREA

Al convegno del 15 novembre a Pavia sulla viticoltura e le sfide della nuova PAC orientata all’ecosostenibilità il punto sulle tante linee di ricerca del Crea: tecnologie per l’adattamento della vite ai cambiamenti climatici, prodotti biotech-green e caratterizzazione viti per resistenza a patogeni, stress idrico e qualità, miglioramento genetico e recupero degli scarti di vigneto e cantina. Il vino vale il 14% dell’export agroalimentare italiano. Gian Marco Centinaio: «grazie alla ricerca la nostra viticoltura può produrre oltre alla quantità una sempre maggiore qualità ed essere così una opportunità di lavoro». 

La nuova Pac offre diverse opportunità alla viticoltura italiana per accrescere la sostenibilità di tutta la filiera, dalla vigna al calice, senza rinunciare alla qualità ed alla tipicità che hanno premiato il nostro vino nel mercato globale. Una conferma la si è avuta lunedì 15 novembre scorso a Montù Beccaria (Pavia) in occasione del convegno “La viticoltura e le sfide della nuova PAC tra sostenibilità e mercato”, un momento di confronto promosso dal CREA (Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria) con i suoi Centri di Viticoltura ed Enologia e Politiche e Bioeconomia, alla presenza del Sottosegretario delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Gian Marco Centinaio, con esperti e studiosi del settore.
E’ quanto reso noto da un comunicato del Crea in cui si sottolinea innanzi tutto il ruolo cruciale del settore vitivinicolo dati alla mano: «oltre 652 mila ettari di superficie per vite da vino in produzione, un peso complessivo di circa il 5% della superficie agricola nazionale, un peso di oltre il 10% sul valore della produzione agricola (vino prodotto dalle aziende agricole e uve vendute ai trasformatori) e il 14% del totale delle esportazioni agroalimentari italiane», che «rendono il vino uno dei prodotti più importanti del sistema agroalimentare italiano e simbolo del Made in Italy nel mondo».
Ma quali sono le prospettive delle politiche agricole europee? In che contesto europeo e nazionale si muovono agricoltura e nello specifico vitivinicoltura?
«Nei prossimi mesi – viene ricordato - l’Europa metterà a disposizione un ampio pacchetto di interventi per lo sviluppo di un'economia sempre più verde, attenta alla biodiversità e alla riduzione dell'inquinamento ambientale, nella direzione di una transizione equa e inclusiva, in grado di trasformare le sfide ambientali in opportunità di crescita e sviluppo. La sostenibilità, di fatto, diventa parte integrante anche delle politiche europee riguardanti il cibo, di cui la strategia Farm to Fork, è un esempio per rafforzare la sostenibilità dei sistemi alimentari, sia riducendo la loro impronta ambientale e migliorando l'efficienza energetica, sia aumentando la disponibilità e l'accessibilità economica di opzioni alimentari sane e sostenibili». «La filiera vitivinicola – afferma la nota del Crea - si inserisce in questo quadro, sia grazie ai sistemi di certificazione tradizionali (DOP/IGP, Biologico), sia alle recenti certificazioni di sostenibilità pubbliche e private già operanti (V.I.V.A. ed Equalitas), che escono rafforzate dalla recente introduzione di uno standard unico di sostenibilità nazionale, voluto dal MiPAAF».
Alla luce di tale contesto, la ricerca del CREA è orientata «da un lato verso la caratterizzazione delle nostre uve e dei nostri vini in termini di qualità e tipicità, dall’altro, invece, verso la sostenibilità e la digitalizzazione della filiera e della produzione».
Ad esempio, «la tecnologia svolge un ruolo significativo nel favorire l’adattamento della vite agli effetti dei cambiamenti climatici, grazie alle innovazioni sempre più avanzate, messe a disposizione dall’agricoltura digitale, dalla sensoristica, dai sistemi di supporto decisionale e dalla robotica. E il CREA è molto attivo in questi ambiti, tramite il progetto AGRIDIGIT, finanziato dal MiPAAF e altri progetti europei e PSR regionali».
Inoltre «con il progetto BIOTECH (anch’esso finanziato dal MiPAAF), è impegnato nella realizzazione di prodotti biotech-green e nella caratterizzazione delle viti relativamente alla resistenza ai maggiori patogeni (peronospora ed oidio), allo stress idrico nei portainnesti e agli aspetti qualitativi (aroma moscato, assenza di semi in uva da tavola, maturazione anticipata o posticipata per affrontare i cambiamenti climatici)».
Riguardo poi al  miglioramento genetico classico, «l’ente sta implementando il miglioramento genetico con l'ottenimento di piante multiresistenti di decine di migliaia di piante figlie di varietà italiane (Glera, Sangiovese, Primitivo, Malvasie), la caratterizzazione dei vitigni tipici ed il recupero dell'intera biodiversità mediterranea». Infine, «in un’ottica di economia circolare, si sta lavorando sul recupero e la valorizzazione degli scarti di vigneto e cantina per la produzione di prodotti alternativi (cosmesi, farmaceutica, nutraceutica, medicina)». 
«Nel corso dell'appuntamento di oggi sono stati affrontati argomenti di notevole interesse per la nostra viticoltura, spunti di riflessione tanto più importanti per una realtà complessa come l'Oltrepò pavese - ha sottolineato il sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali Gian Marco Centinaio -. L'obiettivo è produrre vino di qualità sempre più alta e dare così risposte adeguate al mercato. Grazie al CREA e alla ricerca la nostra viticoltura, e in particolare questo territorio, possono produrre oltre alla quantità una sempre maggiore qualità ed essere così una opportunità di lavoro, soprattutto per i giovani».

Redazione