Paletti della filiera vitivinicola sulla dealcolazione: no su vini Dop e Igp

Le richieste di Aci, Assoenologi, Cia, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini e Uiv al ministro Patuanelli sulla questione dei vini dealcolati. Si chiede che siano classificati come nuove categorie e che il reintegro dell’acqua si limiti a quella «endogena».

Una lettera al ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, in occasione del ciclo di negoziati del trilogo avviato il 25 maggio sulla riforma della Politica agricola comune e in particolare del Regolamento Ocm 1308/1013, con una netta presa di posizione della filiera vitivinicola italiana sulla questione dei vini dealcolati.
L’hanno scritta Alleanza delle Cooperative italiane, Assoenologi, Cia, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini e Unione Italiana Vini chiedendo che «questi prodotti, pur inquadrati nell’ambito del Regolamento Ocm, siano classificati come nuove categorie e non come termini che accompagnino le categorie esistenti, indicazione questa già espressa dal Parlamento Europeo». «L’obiettivo – spiega un comunicato congiunto del 25 maggio dei firmatari della lettera - è segnare una demarcazione più netta tra le nuove categorie e gli altri prodotti vitivinicoli, che consentirebbe peraltro di indirizzare più agevolmente i fondi del Piano nazionale di sostegno verso i prodotti non dealcolati».
Le organizzazioni esprimono inoltre ferma contrarietà rispetto alla possibilità di utilizzare le categorie dei vini “dealcolati” e “parzialmente dealcolati” per i vini a denominazione di origine protetta e a indicazione geografica protetta: «il prodotto che ne deriva non ha i requisiti oggi richiesti ad una DOP o IGP, rischiando di penalizzare queste ultime nella percezione del consumatore».
Una precisazione è poi richiesta sul passaggio del testo in discussione relativo alla restituzione dell’acqua persa durante il processo di dealcolazione: «in questo caso serve confermare espressamente nel Regolamento 1308/2013 e non nell’atto delegato, che l’eventuale reintegro dell’acqua durante le operazioni di dealcolazione riguarda esclusivamente quella endogena, ovvero quella persa durante tale processo».
Infine la filiera, pur concordando con la proposta delle istituzioni europee di armonizzare le definizioni dei prodotti a basso tenore alcolico nell’ambito della riforma della Pac e l’esigenza di mantenere queste categorie nel Regolamento Ocm, ritiene che per i prodotti totalmente dealcolati si sarebbe dovuto usare il termine “bevanda” in luogo di “vino”.

Redazione