Il rilancio della filiera oliveti - olio, primo simbolo della Toscana
L’assessore Remaschi, nel convegno di ieri all’Istituto agrario di Pescia, ha ribadito la volontà della Regione Toscana di investire nella filiera olivicoltura-olio come si fece col vino, che adesso vale il 16,7% del totale nazionale. La Toscana produce solo il 3% dell’olio italiano, ma ha il 35% della produzione certificata e c’è una domanda 3 volte superiore all’offerta di produzioni agroalimentari toscane di qualità. Il sindaco Giurlani vede bene Collodi fra gli osservatori del paesaggio del Pit regionale. Riconoscimento della preside dell’Anzilotti agli importanti dirigenti regionali del settore agricoltura andati in pensione lo scorso dicembre.
Dal momento più basso dello scandalo del metanolo sino ad oggi la filiera del vino toscano ha fatto enormi progressi. L’anno scorso, grazie soprattutto a una crescita dell’export del 22% sull’anno precedente contro una crescita media italiana intorno al 5%, il vino toscano è passato da un valore del 14,8% del totale nazionale al 16,7%. Dati davvero ragguardevoli, a cui hanno dato un contributo decisivo i circa 200 milioni di euro di investimenti sul settore della Regione Toscana dal 2000 ad oggi. Ora «dobbiamo fare con l’olio quello che abbiamo fatto col vino», perché «la Toscana a livello internazionale è conosciuta più per l’olio che per il vino, nel senso che l’olio è il nostro primo prodotto distintivo, e il vino viene al secondo posto». Eppure la produzione di olio regionale è pari solo al 3% di quella italiana, nonostante che «abbiamo il 35% delle certificazioni di olio d’Italia», con la conseguenza che oltre il 25% delle superfici olivicole toscane sono abbandonate. Con gli investimenti opportuni e valorizzando «le caratteristiche organolettiche importanti» del nostro olio e intercettando quei mercati e quella domanda di produzioni agroalimentari toscane di qualità che è in generale 3 volte superiore alla nostra offerta, potremo arrivare ad ottenere da un litro di olio extravergine di qualità di più degli attuali 10-13 euro. E questo sarà uno degli elementi cruciali per una svolta nella filiera olivicoltura-olio, in modo che il comparto torni ad essere redditizio.
E’ quanto affermato dall’assessore all’agricoltura della Regione Toscana, Marco Remaschi, su uno degli argomenti da lui toccati nel suo intervento al convegno su “L’agricoltura in Toscana” di ieri all’Istituto tecnico agrario Dionisio Anzilotti di Pescia. Un appuntamento che, come ha spiegato aprendo i lavori la preside dell’Istituto agrario Francesca Giurlani, aveva come obiettivo mettere a fuoco le nuove linee della Regione Toscana nel settore dell’agricoltura in un momento di passaggio molto importante, in cui si è aperta da poco la programmazione 2015-2020 e diversi dirigenti regionali del settore sono andati in pensione alla fine del 2015. Dirigenti ai quali Francesca Giurlani ha consegnato un «diploma di merito» come ringraziamento per il ruolo svolto in tutti questi anni al servizio dell’agricoltura. Si trattava di Carlo Chiostri, Stefano Barzagli, Alvaro Fruttuosi, Enrico Favi, Varo Bucciantini, Riccardo Russo. Ad essi il presidente dell’Accademia dei Georgofili di Firenze Giampiero Maracchi, che ha parlato di “Cambiamento climatico, globalizzazione e agricoltura”, ha però ricordato che dovranno continuare a lavorare (gratuitamente) per i Georgofili. L’incontro, ha spiegato Francesca Giurlani, aveva anche lo scopo di valutare meglio le prospettive lavorative dei ragazzi che si diplomano all’istituto alla luce dei cambiamenti in corso.
Al convegno è intervenuto anche il sindaco di Pescia Oreste Giurlani, che ha prima sottolineato la centralità dell’agricoltura e l’importanza dell’Istituto agrario per il comune da lui amministrato e poi messo in evidenza alcuni temi che gli stanno a cuore e su cui continuerà ad essere impegnato nei prossimi mesi. Fra questi, la redazione di un progetto integrato di filiera (pif) per la floricoltura del distretto Lucca Pistoia in armonia con il business plan pluriennale del Mefit, la realizzazione del progetto avviato insieme al comune di Piteglio, coinvolgendo 40 aziende e le associazioni di categoria agricole, sulla filiera legno-bosco-energia (con dentro filiere secondarie quali castagno ed olio) e il piano operativo (ex piano strutturale) del Comune con particolare attenzione alle serre e a tutte le esigenze dell’ortoflorovivaismo. «Voglio far diventare Pescia un comune green – ha concluso Giurlani – e a tal fine è importante realizzare a Collodi uno degli osservatori del paesaggio previsti dal Pit regionale. Per noi il paesaggio è fondamentale, e non solo a Collodi, ma anche nel resto del territorio comunale».
Nella sua relazione l’assessore Remaschi non ha parlato solo dei settori dell’olio e del vino, ma si è soffermato anche sugli ottimi risultati del bando Giovani e su altri temi, come i circa 90 milioni destinati dal Programma di sviluppo rurale (Psr) ai pif, il lavoro iniziato sulla filiera del bosco e sull’uso delle biomasse ai fini di riscaldamento (che può portare risparmi tra il 30% e 50% e può essere sviluppato nelle aree rurali e di montagna, dove non c’è il problema delle emissioni di Pm10), la competitività di un settore agroalimentare basato sulle eccellenze (è di questi giorni la notizia del riconoscimento della Dop al pane toscano) e l’importanza dei legami con il territorio e il turismo: «l’agricoltura è un motore di sviluppo per il turismo – ha detto Remaschi – e viceversa anche il turismo è un motore di sviluppo per le nostre produzioni agricole, specialmente quelle di qualità e certificate».
Lorenzo Sandiford