Da Santa Paolina le proposte per far ripartire l'olivicoltura italiana

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Venerdì scorso all'azienda sperimentale di Santa Paolina dell'Ivalsa-Cnr si è parlato di biodiversità, ricerca e innovazione: questi i punti di forza della produzione di olio extravergine di oliva italiano da valorizzare per far rinascere il settore in forte crisi a partire dall'agricoltura di precisione e dall'uso del germoplasma.

«Quello italiano è un declino che dura da anni nonostante il Paese detenga circa il 25% delle risorse genetiche conosciute del germoplasma mondiale di olivo, germoplasma che secondo i dati FAO contiene più di 2.629 varietà», dichiara Mauro Centritto, direttore dell’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Cnr (Ivalsa-Cnr). Questo germoplasma è dunque una ricchezza unica di biodiversità che deve essere valorizzata. Il Cnr conserva a Follonica, in provincia di Grosseto, una delle più vaste collezioni mondiali di genotipi di olivo ed è impegnato in progetti innovativi rivolti alla valorizzazione dell’olivicoltura.
vivaistipesciaL'adozione di un'agricoltura di precisione per la coltivazione dell'olivo consentirebbe così un monitoraggio continuo dei parametri chiave, attraverso tecniche di remote sensing ed uso di droni gestiti da robot. Questa stessa tecnologia può essere impiegata negli studi di fenotipizzazione dell’olivo, utilizzando come base le ricchissime collezioni di germoplasma dell’olivo sia del Cnr, sia del Crea. «Queste due collezioni hanno centinaia di genotipi in comune e costituiscono due siti unici al mondo per studi comparati di common garden in ambienti pedoclimatici contrastanti. Ciò permetterà di valutare l’interazione genotipo × ambiente × variabilità inter-annuale dei diversi genotipi valutandone le caratteristiche agronomiche, produttive e i tratti qualitativi dell’olio secondo protocolli comuni. Questi studi consentiranno di sviluppare e convalidare modelli fenologici (fioritura e fruttificazione), epidemiologici (malattie tradizionali e nuove emergenze) e di dinamica delle popolazioni (per esempio la mosca dell'olivo) e in definitiva di individuare i genotipi resilienti ai diversi scenari di cambiamento globale» ribadisce Centritto.
Il presidente della XIII Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, Luca Sani, intervenuto per l'occasione, ha ricordato che in Toscana si produce il 2% dell’olio nazionale, mentre ne viene commercializzato circa il 30%. «Ridurre la forbice deve essere un obiettivo e il piano di sviluppo rurale esiste anche per questo. È la Toscana che vende: rispetto agli altri competitori nazionali la differenza la fa l’identità, la storia, il paesaggio, la cartolina. Ecco perché è necessaria una revisione profonda della politica agraria comunitaria, che deve passare da un contributo “per ettaro” a un contributo “per produzione”. Non c’è misura strutturale di intervento economico più efficace di questa.»
Anche Gennaro Giliberti, dirigente del settore produzioni agricole, vegetali e zootecniche, Promozione della Regione Toscana, ha ribadito la necessità di una nuova stagione dell'olivo: «I nuovi finanziamenti della Regione Toscana privilegiano i soggetti che si mettono insieme e fanno un accordo di filiera valido. L’olivicoltura sta vivendo una stagione nuova. L’auspicio è che questo sviluppo parta davvero e si riesca a passare dal “prodotto confezionato” al “prodotto e confezionato” in Toscana.»
Presenti alla giornata anche l'assessore all'Agricoltura della Regione Toscana, Marco Remaschi, il direttore del Dipartimento di scienze bio-agroalimentari del Cnr, Francesco Loreto, il responsabile Area Ambiente e Territorio Coldiretti, Stefano Masini, il direttore generale Consorzio Olivicolo Toscano UNAPROL, Pietro Sandali, il presidente del Consorzio per la tutela dell’Olio Extravergine di Oliva Toscano IGP, Fabrizio Filippi.
 
Redazione