Federcanapa: consentire l’uso dell’intera pianta per le finalità industriali

Intervista a Beppe Croce, presidente di Federcanapa, a poche ore dal tavolo di filiera della canapa industriale, dopo che nei giorni scorsi la bozza del decreto interministeriale sulle piante officinali trasmesso dal Mipaaf alla Conferenza Stato Regioni ha sollevato le contestazioni di tanti soggetti protagonisti del comparto.

«Ribadisco il messaggio lanciato in una recente audizione alla commissione Agricoltura del Senato. Per tagliare alla radice il problema sollevato dallo schema di decreto interministeriale sulle piante officinali dell’1 giugno che il Ministero delle politiche agricole ha trasmesso alla Conferenza Stato Regioni, basterebbe una piccola specificazione aggiuntiva nella legge n. 242 del 2016 sulla filiera agroindustriale della canapa in cui si espliciti che sono utilizzabili tutte le parti della pianta, anche i fiori e le foglie, per le destinazioni d’uso consentite dalla medesima legge. Concetto su cui peraltro si era espressa favorevolmente già nel novembre 2019 la Commissione Agricoltura della Camera con una risoluzione unitaria».
E’ quanto ci ha risposto ieri sera il presidente di Federcanapa Beppe Croce, alla vigilia della seduta del tavolo tecnico di filiera di oggi in cui non potrà non essere affrontata la questione del decreto con l’elenco delle piante officinali che avrebbe dovuto essere approvato nell’ultima Conferenza Stato Regioni, ma che poi è stato rinviato perché ha sollevato le proteste di gran parte dei soggetti che fanno parte della filiera della canapa industriale. In particolare per il passo in cui, come ha scritto Federcanapa nel comunicato stampa del 15 giugno scorso, «in maniera del tutto arbitraria, fa riferimento alla canapa con una pretesa distinzione tra semi e derivati (leciti, in quanto rientrerebbero nelle previsioni della L. n. 242/2016) e fiori e foglie, che secondo lo schema di decreto rientrerebbero tout court nelle previsioni del DPR 309/1990 in materia di stupefacenti, e la cui coltivazione pertanto “eÌ vietata senza l’autorizzazione del Ministero della Salute”».
«Al Ministero delle politiche agricole – aggiunge ora Beppe Croce - direi di adeguarsi alla risoluzione della Camera del 2019, perché non è più possibile continuare con questi impedimenti che ostacolano la competitività delle nostre aziende del settore senza alcun valido motivo. Una simile integrazione significherebbe soltanto riconoscere la possibilità di usare la canapa sativa, nel rispetto dei criteri stabiliti dalla legge 242 e con il Thc sotto le soglie stabilite dalla normativa (0,2%), come pianta officinale quale è, ossia per tutte le destinazioni d’uso delle piante officinali senza la spada di damocle dell’autorizzazione del Ministero della salute».
Infatti, spiega Croce riprendendo i punti esplicitati nel comunicato del 15 giugno, il testo interministeriale sulle piante officinali, «se fosse adottato in via definitiva, sancirebbe una ingiustificata ed anacronistica limitazione per gli agricoltori che si vedrebbero costretti – con riferimento alla destinazione officinale – a dover “selezionare” una pianta rinunciando alle parti con le maggiori proprietaÌ medicali».
Una limitazione che in «evidente contrasto con il diritto comunitario, soprattutto alla luce delle interpretazioni fornite dalla recente sentenza della Corte di Giustizia Europea nel cd. caso “Kanavape” che ha condannato la Francia proprio per le limitazioni legislative all’uso dell’intera pianta di canapa sativa, e non soltanto dalle sue fibre e dai suoi semi (art.78 della sentenza)». Tant’è che Federcanapa è pronta a «impugnare il provvedimento nelle sedi competenti, non potendo accettare una simile restrizione che determinerebbe un grave ed ingiustificato pregiudizio per gli agricoltori italiani rispetto a quelli degli altri Paesi europei».
Del resto, come ricorda Croce, «proprio nei giorni scorsi la Francia ha annunciato di ritenere lecita la produzione dell’intera pianta di canapa (fiori e foglie comprese) per l’ottenimento di preparazioni industriali» e «l’Europa sta effettuando una puntuale opera di allineamento tra diritto comunitario e la sopra citata sentenza».

L.S.