AVI: Le piante ornamentali sono beni deperibili e soggette ad investimenti pluriennali

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Associazione vivaisti italiani

Avi su emergenza Coronavirus: pronti a regole igieniche più dure, ma va rispettata la specificità del vivaismo, che non può essere bloccato temporaneamente. Il presidente dell’Associazione vivaisti italiani Magazzini segnala consistenti annullamenti degli ordini e blocchi delle vendite in Italia e all’estero. Per Magazzini: «necessari e urgenti aiuti finanziari e fiscali ai vivaisti, ma non bastano. Ci vuole anche un sostegno alla circolazione delle piante all’estero e le attività vivaistiche non possono essere sospese, perché le piante sono deperibili e perché hanno cicli produttivi anche di molti anni e un blocco significherebbe compromettere investimenti a medio e lungo termine, non “solo” un’annata produttiva».

«Se muore una pianta di 5 anni sfumano 5 anni di lavoro e investimenti, e per riaverne un’altra analoga e poterla vendere ce ne vorranno altri 5». Con questo semplice esempio il presidente dell’Associazione vivaisti italiani (Avi) Luca Magazzini riassume la specificità del comparto vivaistico rispetto ad altri settori nel momento in cui il vivaismo, come tutte le altre attività produttive e commerciali italiane, attraversa ore difficilissime sia per le penalizzazioni e gli ostacoli alle vendite di piante causati dall’emergenza Coronavirus sia per le richieste che vengono avanzate da più parti di sospendere tutta l’economia italiana per qualche settimana. «La priorità va indubbiamente alla salute dei cittadini e alla salvaguardia del sistema sanitario – premette Luca Magazzini – e quindi ci rendiamo disponibili a ulteriori rafforzamenti temporanei dei protocolli igienici che adottiamo (già severissimi per via della lotta contro le fitopatie provenienti dall’estero in cui siamo impegnati da vari anni) sia nei vivai che nel trasporto delle piante, che peraltro non hanno niente a che fare con il virus Covid-19».«Ma dobbiamo sottolineare alcuni punti a salvaguardia del nostro comparto produttivo – dichiara Magazzini -. Innanzi tutto, alla luce dei consistenti annullamenti di ordini e blocchi delle vendite in Italia e all’estero che stiamo subendo dall’inizio dell’emergenza Coronavirus, è chiaro che sono necessari e urgenti aiuti finanziari e fiscali ai vivaisti. Ma ciò non basta, ci vuole anche un sostegno alla circolazione delle piante in Italia e soprattutto all’estero da parte dei nostri ministeri competenti, magari elaborando delle procedure ad hoc per le merci in questa fase. Del resto i prodotti agroalimentari dovranno continuare a riempire gli scaffali dei nostri supermercati anche durante l’emergenza».«Inoltre, con riferimento ad un eventuale blocco o sospensione dell’attività, - continua Magazzini -, voglio ricordare che il vivaismo ha delle specificità che lo distinguono dai vari comparti del commercio e anche da altri comparti produttivi industriali, che pure condividono con noi il rischio di vedere compromesse le quote di mercato conquistate in molti anni e con dura fatica all’estero. Ciò che ci distingue è la deperibilità dei prodotti, le piante, che possono morire o ammalarsi se non vengono seguite con cura durante la coltivazione e nella fase di trasporto, e anche la durata dei nostri cicli produttivi, visto che vendiamo piante anche di 5 e 10 anni. Un blocco dell’attività significherebbe compromettere investimenti a medio e lungo termine, non “solo” un’annata produttiva, e porterebbe alla cessazione definitiva di molte imprese. Tanto più se il blocco avviene a inizio primavera, quando si perfezionano tante vendite e in parallelo inizia il lavoro di cura delle piante dopo la fase invernale».

Redazione