Intesa Agrinsieme - Aiapp per la promozione del verde e la qualità del paesaggio

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La firma il 21 aprile a Torino durante Ifla 2016, il 53° congresso mondiale degli architetti del paesaggio. Scanavino (Agrinsieme): «il verde pubblico è un investimento in qualità della vita, come la spesa sanitaria, e deve uscire dal patto di stabilità con i suoi vincoli». Monti (Aiapp): «ci vuole il coraggio non tanto di immaginare grandi parchi, ma di fare molti piccoli interventi puntuali, che servono di più alle persone, agli architetti e ai vivaisti».  

 
Il verde pubblico è un investimento, non una spesa. Secondo Agrinsieme, il coordinamento tra Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari, non investire oggi in verde pubblico significa avere maggiori costi in futuro per 1,4/1,7 volte il valore del “non investito” e a lungo termine il costo di non piantare alberi è il doppio del costo che si sosterrebbe piantandoli. Ciò vale se le opere a verde e gli interventi sul paesaggio sono mirati, con piante e progetti di qualità, tali da garantire che la cura del verde e dei paesaggi porti benessere e salute pubblica, crescita dell’occupazione e del turismo, risparmio energetico e persino valorizzazione degli immobili.
E’ anche per questi motivi di interesse generale e non solo per i legittimi vantaggi economici delle proprie categorie che giovedì 21 aprile a Torino, durante Ifla 2016 (International Federation of landscape architects), ossia il 53° congresso mondiale degli architetti del paesaggio, Agrinsieme e Aiapp (Associazione italiana di architettura del paesaggio) hanno siglato un protocollo d’intesa che sancisce un patto di collaborazione triennale per la promozione del verde (pubblico e privato) e per la qualità dei paesaggi, un impegno a unire le forze coordinando le proprie attività su tale fronte e realizzando iniziative in comune. Gli obiettivi sono così sintetizzabili: fare sinergia nello sviluppo del verde, promuovere il valore del verde per il benessere delle persone e lo sviluppo economico, favorire collaborazioni fra soggetti di vari comparti del vivaismo, sensibilizzare la pubblica amministrazione e le istituzioni sulle valenze del verde sia in ambito urbano che negli spazi aperti, mettere in comune reti e conoscenze. A firmare l’intesa sono intervenuti il coordinatore nazionale di Agrinsieme, nonché presidente di Cia (Confederazione italiana agricoltori), Dino Scanavino, e la presidente di Aiapp Anna Letizia Monti.
«Il protocollo si inserisce in una serie di iniziative collaborative che si sono sviluppate con l’Aiapp a partire da Expo in tutti questi mesi – ha dichiarato Dino Scanavino -. Quindi si è costruito un percorso che oggi si concretizza in questo accordo». «Noi crediamo fermamente – ha continuato Scanavino - che la collaborazione e il dialogo tra paesaggisti, architetti, agronomi e i produttori vivaistici o gli agricoltori nel loro complesso sia un fatto straordinariamente importante, perché se il paesaggio esiste, se il paesaggio è fruibile, tutto questo è merito di chi gli fa una manutenzione produttiva, cioè degli agricoltori. E poi c’è il paesaggio urbano, che è un elemento invece da costruire, da inventare a volte. A volte è utile a mitigare interventi invasivi come quelli nelle zone industriali, come i grandi complessi commerciali. Ecco, l’elemento che però è alla base del nostro operare è il miglioramento della qualità della vita dei cittadini attraverso il verde: il verde pubblico e il verde privato. Allora è necessario che si evidenzino scelte coraggiose da parte degli enti pubblici, degli amministratori e dei politici a favore di opere pubbliche che prevedano presenza di verde, piantumazioni, aree verdi, fiorite» e «incarichi a professionisti del verde».
«Il settore florovivaistico – ha affermato Anna Letizia Monti – ha fatto tanti passi in avanti negli ultimi anni. Ne abbiamo fatti anche noi professionisti, architetti del paesaggio e agronomi, che stiamo capendo che non possiamo non tenere conto di chi le piante le produce. La crescita dei florovivaisti consiste nel comprendere che non si tratta solo di vendere le piante, ma anche di vendere i servizi successivi, quindi di realizzare e vendere progetti. Questa consapevolezza di dover lavorare insieme ci farà fare grandi cose in futuro. Noi professionisti non siamo bravi ad andare all’estero, i vivaisti invece sono bravissimi a esportare. Ma noi architetti del paesaggio siamo capaci di vendere sogni». «Serve il coraggio delle amministrazioni – ha aggiunto Anna Letizia Monti – di fare piccoli progetti di paesaggio, piccoli interventi che vengano diffusamente realizzati sul territorio. Meglio 100 piccoli interventi che anni di attesa per un grande progetto. E’ più utile a tutti: ai cittadini, agli architetti e i professionisti, ai vivaisti. Il coraggio non è tanto immaginare parchi di decine di ettari. Ben vengano anche quelli, ma bisogna incominciare a fare anche i piccoli interventi, che non portano paginate sui giornali ma aprono il cuore alle persone».
Completamente d’accordo su quest’ultimo punto Dino Scanavino, che ha detto: «non c’è bisogno di immaginare sempre solo grandi opere a verde, oppure si possono pensare anche grandi opere, ma frazionate in lotti piccoli. Cioè si devono poter fare, si devono iniziare, perché gli alberi ci mettono molto tempo a crescere». «E poi – ha proseguito Scanavino - c’è la necessità di formare i cittadini sul buono del verde pubblico. Io faccio sempre un esempio: un albero ad alto fusto raffresca quanto 10 condizionatori attaccati tutto l’anno. E questo è un elemento che bisogna raccontare. Così come bisogna raccontare che è scientificamente provato che chi vive in aree verdi, in mezzo agli alberi ha la sensazione di essere più giovane e quindi vive di più e meglio». 
«Il verde pubblico – ha sottolineato Scanavino – è investimento in qualità della vita dei cittadini e deve uscire dal patto di stabilità con i suoi vincoli. La legge di stabilità in atto inserisce il verde pubblico tra le opere che fanno riferimento al patto di stabilità, cioè per cui non si può spendere oltre una certa cifra. Io credo che i Comuni per il verde pubblico debbano poter sforare il patto di stabilità, perché è come una spesa sanitaria». «E’ necessario più coraggio da parte degli amministratori e dei governi anche nel mettere in atto politiche fiscali che incentivino la creazione di giardini privati – ha continuato Scanavino -. Il ddl Susta sta avanzando molto lentamente, ogni tanto emerge come un fiume carsico, poi torna ad inabissarsi. In queste settimane c’è stato qualche movimento, però va troppo piano. Io credo che ci vorrebbe invece un provvedimento governativo in sede di legge di stabilità 2017. Non possiamo attendere l’iter parlamentare».
Uno degli aspetti centrali del protocollo d’intesa, ha spiegato Scanavino, è che «presentandosi insieme ai regolatori politici e agli amministratori, gli agricoltori, cioè i produttori di piante e fiori, e i paesaggisti, cioè i produttori di progetti e idee, realizzano una sinergia che dovrebbe essere assai più convincente rispetto al sostanziale fai da te che oggi vediamo in molti casi e che genera a volte dei danni, perché il verde va progettato, gli alberi hanno il loro habitat che va individuato e ci vogliono dei professionisti: non si può mettere un albero perché ci piace vederlo lì, se lì quell’albero non ci può vivere, bisogna mettercene un altro, per questo ci vogliono i professionisti».
«L’albero è un elemento importante per la qualità della vita delle persone – ha detto Anna Letizia Monti -, se ne parla molto ma poi non vengono fatti impianti. Cop 21, la conferenza sui cambiamenti climatici che si è tenuta a Parigi a dicembre, ha posto l’accento sui problemi legati al cambiamento del clima. Un elemento, anzi l’elemento per eccellenza che produce ossigeno e mitiga l’innalzamento delle temperature è la pianta. Quindi io credo che se all’interno delle città, se nei periurbani si aumentasse la dotazione di spazi aperti con vegetazione sarebbe un grande passo anche proprio per dare gambe agli intenti di Cop 21. E’ con questo auspicio che apriamo il Manifesto per il paesaggio equo e sostenibile che domani, in chiusura di questo congresso, verrà sottoscritto dai paesaggisti di tutto il mondo e sarà presentato all’opinione pubblica del nostro Paese affinché tutte le associazioni e i soggetti interessati possano firmarlo e diffonderlo».
Dino Scanavino non si è sbilanciato nel quantificare l’impatto economico dell’attuazione delle misure auspicate sul fronte del verde da Agrinsieme e Aiapp, ma ha osservato che «il florovivaismo, in particolare il vivaismo da piante, è andato in difficoltà da quando gli enti pubblici hanno smesso di investire sul verde pubblico, perché la crisi ha indotto a tagliare una spesa, che in realtà è un investimento, e quindi ha messo in difficoltà il florovivaismo. Io non so quanto possa essere l’impatto di queste azioni che auspichiamo, quanto possa essere l’incremento di fatturato. So però che questo è un comparto che vale 2 miliardi e mezzo, che occupa 21 mila imprese e che queste 21 mila imprese occupano 100 mila persone. Quindi il 10% della forza lavoro impiegata in agricoltura è presso i florovivaisti, per cui è un settore da tenere in grande considerazione»
 
Lorenzo Sandiford